
Roma, perse le intercettazioni-chiave: ora il processo è a rischio

Un processo per sfruttamento della prostituzione rischia di naufragare clamorosamente al tribunale di Roma a causa di un evento a dir poco singolare: lo smarrimento delle intercettazioni telefoniche, considerate la prova regina a carico dei sette imputati, sei dei quali di origine rumena.
La vicenda ha dell’incredibile. Un perito, incaricato della traduzione dei brogliacci contenenti le trascrizioni delle intercettazioni, avrebbe perso l’intero materiale durante un trasloco. Alla sbarra siedono sette persone accusate di aver minacciato e sfruttato diverse donne, alcune delle quali legate sentimentalmente agli imputati, costringendole a prostituirsi lungo la via Salaria. Le carte dell’accusa descrivono un quadro inquietante, con episodi di violenza fisica utilizzata come metodo di persuasione e minacce legate ai guadagni delle ragazze, fino all’imposizione di rapporti sessuali non protetti. Anche la gestione delle piazzole di sosta era, secondo l’accusa, fonte di illecito arricchimento per il gruppo, con alcuni membri che si occupavano del trasporto delle vittime.
Le indagini dei carabinieri di Passoscuro, risalenti al 2018, avevano portato al rinvio a giudizio nel 2019 e all’inizio del processo nel 2021. La svolta inattesa si è verificata lo scorso 3 febbraio, quando il perito, presentandosi davanti alla I sezione collegiale penale, ha ammesso la perdita del materiale probatorio a seguito di un trasloco. Immediatamente sono stati allertati i carabinieri che avevano condotto le indagini, nella speranza che potessero avere una copia dei CD contenenti le intercettazioni. Tuttavia, anche questo tentativo si è rivelato vano, poiché i militari hanno spiegato di non poter estrapolare i dati, protetti da password accessibili solo tramite il software utilizzato dalla società che materialmente effettuò le intercettazioni.
La prossima udienza, fissata per settembre, sarà cruciale per capire se sarà possibile recuperare in qualche modo il materiale perduto. Nel frattempo, il futuro del processo appare incerto.
«Un aspetto particolarmente grave, che sta compromettendo il regolare svolgimento del procedimento, è la perdita degli originali brogliacci delle intercettazioni, che erano stati affidati all’interprete di lingua rumena per la traduzione – spiega al quotidiano Il Messaggero Pasqualino Ferrante, avvocato difensore di alcuni degli imputati -. Questa perdita, avvenuta durante un trasloco, rappresenta un vero e proprio scandalo per il sistema giudiziario e sta comportando ritardi enormi. Nonostante i ripetuti tentativi di recupero, non sono ancora stati ritrovati, e ciò ha determinato rinvii continui delle udienze, con il conseguente rischio concreto di prescrizione».
Nonostante la delicatezza della situazione, la difesa ostenta una certa sicurezza. «Pur in un contesto così problematico, cercheremo di dimostrare l’insussistenza delle accuse. Le persone offese, che sono compagne e conviventi degli imputati, renderanno le proprie testimonianze, e sono pronte a dichiarare che la loro attività di prostituzione è stata sempre consensuale, senza alcuna costrizione né sfruttamento economico», conclude il penalista Ferrante.
Il tribunale di Roma si trova ora di fronte a un dilemma: proseguire un processo così delicato senza la prova principale dell’accusa o dover dichiarare la sua impossibilità a procedere, con il rischio di vanificare il lavoro investigativo e la presunta giustizia per le vittime.