
Roma, inchiesta sul sito Phica.eu: i pm indagano sull’ipotesi di estorsione

La chiusura del sito Phica.eu, oscurato giovedì dopo le denunce presentate da decine di donne in tutta Italia, apre ora un’inchiesta giudiziaria destinata a far discutere. La Procura di Roma sentirà nei prossimi giorni il gestore della piattaforma, un cittadino italiano, mentre la polizia postale sta ultimando la prima informativa.
Il portale, attivo da vent’anni e con circa 38mila iscritti, pubblicava immagini di donne accompagnate da commenti sessisti e insulti. In alcuni casi, per rimuovere contenuti o cancellare un profilo, sarebbero stati chiesti pagamenti agli utenti, configurando possibili ipotesi di estorsione o tentata estorsione. La procura valuterà inoltre reati come revenge porn e diffamazione aggravata, procedibili a querela. Al vaglio anche la posizione degli autori dei commenti offensivi. Parallelamente, il Garante della Privacy contesterà alla piattaforma la violazione delle norme sulla protezione dei dati personali.
Sul caso interviene anche la politica. La Commissione parlamentare sul Femminicidio ha annunciato l’avvio di un’inchiesta conoscitiva, con una prima riunione fissata al 9 settembre. Saranno ascoltati esperti della polizia postale, gestori di siti e donne che hanno presentato denuncia. «È necessario valutare come avvenga il monitoraggio dei siti e capire se ci sono già provvedimenti utili», ha spiegato la presidente della commissione, Martina Semenzato, sottolineando la necessità di una riflessione sulle «maglie troppo larghe delle policy di controllo sui social, dove sono evidenti ammiccamenti a pornografia e prostituzione».
Attualmente in Parlamento sono state depositate nove proposte di legge, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, per inasprire le misure di tutela e aggiornare la normativa. L’intenzione è trovare una sintesi comune, con particolare attenzione ai casi di manipolazione delle immagini, oggi non espressamente sanzionati. «Le norme sul revenge porn prevedono pene fino a sei anni, ma non coprono i casi di fotomontaggi e manipolazioni come quello che ha coinvolto la collega Gelmini», ha ricordato Semenzato.
La commissione intende inoltre convocare in audizione pubblica o secretata le vittime coinvolte, per raccogliere testimonianze dirette, e ascoltare anche chi ha definito episodi di questo tipo una semplice «goliardata». L’obiettivo è arrivare entro la fine dell’anno a un pacchetto di norme condiviso per contrastare con più efficacia un fenomeno che, secondo le associazioni, rappresenta una nuova frontiera della violenza di genere online.