
Roma, blitz contro il racket delle occupazioni: un business milionario

Una vasta indagine della Procura di Roma e dei Carabinieri del Nucleo Informativo ha acceso i riflettori sul presunto racket delle occupazioni nella Capitale. L’accusa è pesante: estorsione, con otto immobili occupati e centinaia di persone coinvolte. Tra gli indagati ci sono noti leader dei movimenti per il diritto all’abitare, tra cui Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, figure già note alle forze dell’ordine per precedenti misure di sorveglianza.
Secondo le prime testimonianze raccolte dagli inquirenti, gli occupanti, spesso in stato di necessità, sarebbero stati obbligati a pagare una quota fissa settimanale per poter rimanere sotto un tetto. «Per dormire là dentro dovevo versare cinquanta euro a settimana», avrebbe dichiarato un residente di via Palenco agli investigatori. Una cifra ben superiore ai 3-5 euro indicati nel decreto di perquisizione, smentita dai primi riscontri.
L’inchiesta nasce dal censimento dell’ex scuola dell’infanzia di Rebibbia, occupata da circa 200 persone sgomberate da un’altra struttura. Da lì, l’indagine si è estesa a otto occupazioni ritenute strategiche, tra cui quelle in via Battistini, Tor Marancia (Casale de’ Merode) e l’ex scuola Giorgi al Collatino.
Le perquisizioni hanno riguardato i luoghi di residenza degli attivisti ritenuti al vertice di questo sistema. Ogni occupazione contava mediamente tra i 120 e i 130 abitanti. Se le ipotesi fossero confermate, il sistema avrebbe generato un flusso illecito stimato in circa 200mila euro al mese, quasi 2,5 milioni all’anno: si tratterebbe di un vero e proprio mercato parallelo sulla pelle degli ultimi.
A poche ore dal blitz, è stato lo stesso Movimento per il diritto all’abitare a rendere pubbliche le perquisizioni, denunciando un presunto attacco politico e giudiziario. In una nota serale si parla di «un’operazione sproporzionata, con accuse pretestuose e un evidente tentativo di criminalizzare l’autorganizzazione sociale».
L’appello ha trovato subito eco tra collettivi studenteschi, realtà sindacali e sociali, che hanno espresso solidarietà agli indagati e convocato mobilitazioni pubbliche. «Si vuole creare un clima di sospetto intorno alle occupazioni», affermano gli attivisti, preannunciando un fronte di resistenza.
Intanto, il lavoro degli inquirenti prosegue. La lista stilata dalla Prefettura conta oltre 80 occupazioni storiche da sgomberare nella Capitale. Per alcune sono in fase di valutazione piani di acquisizione e riassegnazione, ma l’inchiesta potrebbe cambiare radicalmente l’approccio istituzionale alla questione.