
Roma, aumentano le occupazioni: 9 istituti superiori coinvolti
La protesta studentesca si estende a macchia d’olio nella Capitale. In appena due settimane, nove scuole superiori di Roma sono finite sotto occupazione, segno di una mobilitazione che, a meno di un mese dall’inizio dell’anno scolastico, non accenna a fermarsi. Gli ultimi istituti coinvolti sono il liceo Augusto in zona Tuscolana, il Plauto a Spinaceto e l’artistico Enzo Rossi in via del Frantoio, alla Tiburtina. Tutti entrati in agitazione ieri, unendosi a quelli già coinvolti: il Rossellini, il Cavour, il Socrate – dove le lezioni sono riprese – e ancora il Kant, il Tullio Levi Civita e il Plinio Seniore, dove le occupazioni proseguono.
A unire le varie mobilitazioni sono le modalità e le motivazioni. L’azione scatta quasi sempre all’alba e viene subito accompagnata dalla pubblicazione di un comunicato sui social, con cui gli studenti spiegano le ragioni della protesta: solidarietà al popolo palestinese e sostegno alla missione della Global Sumud Flotilla. Ma accanto ai temi internazionali emergono anche le difficoltà quotidiane, come nel caso del Plauto, dove i ragazzi denunciano «problemi di edilizia che tormentano la scuola da anni».
Nel loro comunicato, gli studenti del Plauto spiegano di aver aderito all’appello “Blocchiamo tutto!” e denunciano «bagni e finestre rotti, crepe nei muri e laboratori trasformati in aule per mancanza di spazi». Anche al liceo Augusto la protesta unisce le rivendicazioni politiche a motivi interni. Gli studenti chiedono la cancellazione delle note disciplinari inflitte dopo un’assemblea non autorizzata del 2 ottobre e l’approvazione di una mozione sulla Palestina. «Il dialogo con gli studenti resta aperto», ha dichiarato la dirigente scolastica Stefania Forcellini, che ha già incontrato i rappresentanti di istituto per mediare. «Siamo qui per evitare danni e mantenere l’ordine. Vogliamo che l’occupazione si concluda senza conseguenze per la scuola», spiega Lorenzo Langiano, rappresentante d’istituto.
All’Enzo Rossi, invece, gli occupanti hanno affisso un “decalogo dell’occupazione”, invitando i partecipanti a non causare danni, a rispettare gli spazi e a non pubblicare foto o video.
Intanto, negli istituti dove le occupazioni sono già in corso da giorni, le giornate seguono un copione consolidato: tornei sportivi, cineforum, aperitivi e serate musicali, spesso accompagnate da cene sociali aperte anche a partecipanti esterni. Al Kant, ad esempio, si è tenuto un torneo di pallavolo seguito da un Dj set; al Plinio, dopo il cineforum, una sessione di “riqualificazione dei bagni e delle aule”, mentre al Tullio Levi Civita gli studenti hanno organizzato un pranzo collettivo e, in serata, una festa con musica e bevande.
Rispetto alle occupazioni degli anni precedenti, però, mancano i dibattiti e i momenti di confronto politico: la dimensione di protesta conviviale sembra prevalere su quella di riflessione. Un dato che non sfugge ai dirigenti scolastici, preoccupati per la sicurezza e i possibili danni, ma anche consapevoli di un grave ritardo accumulato nel programma scolastico. Ritardo di cui gli studenti stessi pagheranno il conto, in termini di conoscenze e preparazione. Una protesta generica, senza rivendicazioni concrete, basata su informazioni approssimative e strumentalizzate non serve a nessuno.