
Roma assediata dagli incendi: è caccia aperta ai piromani

Roma e il suo hinterland stanno affrontando un’emergenza incendi sempre più preoccupante, con 164 roghi registrati solo nel mese di giugno, contro i 146 dello stesso periodo del 2024. Un aumento del 12%, che allarma istituzioni e forze dell’ordine. Ma attribuire il fenomeno esclusivamente al cambiamento climatico e all’eccezionale ondata di calore che ha investito la Capitale appare semplicistico. Gli inquirenti ritengono che dietro la maggior parte degli episodi si nasconda la mano dell’uomo, con finalità speculative o pericolose negligenze.
Il fronte degli incendi si estende da Roma Sud al litorale di Fiumicino, passando per le consolari, le tratte ferroviarie e le campagne intorno alla Capitale. Alcune zone ricorrono con inquietante frequenza: Casal Lumbroso, Monachina, Cassia, Ponte Galeria, Cesano, la Pontina e i suoi dintorni, in particolare nelle vicinanze del campo nomadi. Lì, come altrove, “stranamente i roghi divampano sempre negli stessi punti”, fanno notare gli investigatori. E non è solo un’impressione: molte aree sono già da anni oggetto di attenzione da parte di Procura e Prefettura.
Durante gli ultimi Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, è stata richiesta una sorveglianza rafforzata proprio su questi appezzamenti, spesso a uso agricolo o pastorale, dove le cause accidentali appaiono statisticamente meno probabili. Il sospetto è che i roghi possano essere utilizzati per disfarsi illegalmente di materiale di risulta o per richiedere rimborsi assicurativi o pubblici.
Nonostante l’impennata degli episodi, la Protezione civile e i Vigili del fuoco hanno dimostrato una migliore capacità di risposta. A giugno, 36 incendi sono stati avvistati prima che divampassero, contro gli 8 dell’anno precedente. Questo grazie anche a un monitoraggio più capillare e all’esperienza accumulata durante le precedenti stagioni critiche. “La rapidità d’intervento è migliorata, ma non basta: servono controlli mirati e sanzioni severe”, spiegano fonti investigative.
Anche l’attenzione dell’amministrazione comunale sullo sfalcio dell’erba e la manutenzione del verde pubblico ha contribuito a limitare i rischi nelle aree pubbliche, spostando però il focus su terreni privati, spesso trascurati o abbandonati. È lì che si gioca la battaglia più difficile contro i roghi dolosi.
Le indagini proseguono su più fronti: alcuni fascicoli aperti già nel 2023 per i roghi a Montemario e al “pratone” sono ancora in corso. In parallelo, nuove inchieste stanno prendendo forma per i numerosi episodi registrati nel 2025, dove la ripetitività dei focolai impone di valutare con attenzione la possibilità di incendi provocati intenzionalmente.
L’ipotesi del piromane seriale non viene esclusa, ma resta minoritaria rispetto a quella del dolo sistemico legato a interessi economici. Allo stesso tempo, non mancano i casi realmente accidentali, sui quali però la velocità d’intervento evita conseguenze gravi.
Quel che è certo è che ogni estate Roma brucia, e le fiamme, più delle temperature, sembrano alimentate da una pericolosa commistione tra incuria, interesse privato e assenza di controlli sistematici.