
Roma, arrestato in Calabria il pirata della strada di via Rolli
Era diventato un fantasma il pirata della strada che all’alba del 9 dicembre aveva seminato morte e distruzione in via Ettore Rolli, nel cuore di Porta Portese. Un 26enne che, secondo gli investigatori, viaggiava a una velocità vicina ai 150 chilometri orari quando si è schiantato contro il furgone di un corriere di 67 anni, uccidendolo sul colpo. Dopo dieci giorni di ricerche serrate, l’uomo è stato arrestato in provincia di Reggio Calabria dagli agenti del X Gruppo Mare della polizia locale di Roma Capitale, con il supporto dei carabinieri della Compagnia reggina.
Il giovane, indicato con le iniziali A.S., aveva fatto perdere completamente le proprie tracce subito dopo l’incidente. Cellulare quasi sempre spento, contatti ridotti al minimo, nessun ritorno nelle abitazioni a sua disposizione tra San Basilio e la zona di piazzale della Radio. Una fuga studiata per rendersi invisibile, che però non è bastata a sfuggire all’attività degli investigatori.
L’arresto è scattato mercoledì sera, quando il 26enne è stato individuato e fermato per strada, a centinaia di chilometri da Roma. Ora dovrà rispondere di omicidio stradale, con le aggravanti della fuga e dell’omissione di soccorso. Dopo lo schianto, infatti, aveva abbandonato non solo la vittima, ma anche il passeggero che era con lui a bordo della Mercedes Classe A, lasciando dietro di sé una scena che molti residenti non dimenticheranno facilmente.
Quella notte, l’impatto aveva svegliato di soprassalto numerose persone. In strada, davanti agli occhi dei primi soccorritori e dei cittadini scesi in strada, si erano presentate cinque auto distrutte, il passeggero della Mercedes che urlava disperato e il corpo del corriere intrappolato nel suo furgone Dacia Dokker. Roberto Sabbatini, questo il nome della vittima, aveva appena iniziato il suo giro di consegne di pane e cornetti nei bar della zona. Il 26enne e l’amico che viaggiava con lui, invece, stavano rientrando da una notte trascorsa nei locali.
Le indagini, coordinate dalla procura di Roma, sono partite proprio dalla testimonianza del passeggero, un 33enne romano proprietario dell’auto, rimasto quasi illeso. L’uomo ha raccontato di aver conosciuto A.S. poche ore prima, durante una serata tra locali, e di non sapere perché fosse stato lui a mettersi alla guida. Dopo aver sequestrato il suo smartphone, gli agenti hanno ricostruito i contatti e i movimenti successivi all’incidente.
Decisive anche le immagini delle telecamere di sicurezza della zona, che hanno ripreso il conducente e un vistoso tatuaggio sul dorso della mano destra, particolare che ha permesso di identificarlo con certezza. Da lì è partita una caccia estesa in tutta Italia, con controlli negli scali ferroviari e aeroportuali. Il cellulare del 26enne, acceso solo per pochi minuti al giorno, ha agganciato alcune celle in Calabria, fornendo agli investigatori l’indizio decisivo.
Il giovane, che aveva precedenti per maltrattamenti in famiglia ma non per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, non si era rifugiato dai parenti. Si nascondeva a casa di un’amica, ignara di quanto accaduto a Roma. Una volta rintracciato, è stato trasferito nel carcere di Reggio Calabria, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.