
Roma, anni di violenze sulla compagna: condannato a tre anni

Dopo anni di insulti, minacce e violenze fisiche, D.S. è stato condannato a tre anni di carcere per maltrattamenti e lesioni ai danni della compagna e per minacce rivolte alla madre della vittima. Il giudice per l’udienza preliminare ha accolto in pieno l’impianto accusatorio, infliggendo una pena superiore rispetto ai due anni e quattro mesi richiesti dall’accusa, nonostante il rito abbreviato. Secondo la ricostruzione della procura, Maria (nome di fantasia) avrebbe subito ripetuti episodi di violenza fisica e psicologica dal 2019, quando ha iniziato la convivenza con l’uomo, fino al 2023, dopo il suo allontanamento dalla casa familiare.
La vittima ha raccontato anni di aggressioni brutali e minacce di morte. In un’occasione D.S. avrebbe puntato un coltello alla gola della donna dicendole: “Stai zitta, altrimenti ti ammazzo perché mi hai rotto i c…”. Tra novembre e dicembre 2022, l’imputato l’avrebbe schiaffeggiata e presa per i capelli, facendola cadere a terra, per poi insultarla con frasi come “Sei una m…, fai schifo, muori”. Le violenze sarebbero avvenute anche in presenza dei due figli piccoli della coppia, aggravando la situazione. Secondo la procura, l’uomo avrebbe costretto la donna e i bambini a vivere in un clima di costante paura. Un’altra volta, dopo aver accusato la compagna di aver sottratto soldi che lui avrebbe speso in alcol, l’avrebbe colpita mentre teneva in braccio la figlia in lacrime.
Anche dopo la separazione, D.S. avrebbe continuato a perseguitarla con telefonate e messaggi dal tono minaccioso e offensivo. “Dopo vi ammazzo di botte come cani… oggi me la paghi perché ti giuro su Dio la galera col sorriso me la faccio, fidati”, avrebbe scritto alla vittima. Minacce che avrebbero riguardato anche la madre della donna, tempestata di chiamate, anche notturne, e destinataria di messaggi inquietanti come “Hai due sputi di vita, vediamo quante gambe saltano. Ti devo rovinare pure a te. Stai attenta alla macchina, stai attenta a tutto”. Ora, con la condanna definitiva, la giustizia ha fatto il suo corso, ma la vicenda lascia l’ennesima testimonianza di quanto la violenza domestica resti un’emergenza da affrontare con determinazione.