
Riforma Roma Capitale, via libera dal Governo: più poteri e autonomia

Dopo decenni di attesa, Roma è finalmente a un passo dal diventare ciò che è sempre stata di fatto, ma mai riconosciuta pienamente sul piano giuridico e istituzionale: una vera Capitale con poteri propri. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale che inserisce Roma tra gli enti costitutivi della Repubblica, al pari di Regioni e Province autonome. Il testo, frutto di un dialogo bipartisan e di una fitta interlocuzione tra Governo, Regione Lazio e Campidoglio, attribuisce alla Capitale poteri legislativi su undici materie chiave, dalla mobilità al turismo, dalla cultura al commercio.
«Oggi il Governo ha approvato una riforma costituzionale che restituisce a Roma il valore che merita», ha dichiarato la premier Giorgia Meloni in un video, aggiungendo: «È un impegno che avevamo nel programma e che abbiamo mantenuto. Nessuno prima di noi aveva avuto il coraggio di affrontare davvero questa riforma».
Il disegno di legge rappresenta un compromesso storico tra le forze politiche. Il sindaco Roberto Gualtieri, pur appartenendo all’opposizione nazionale, ha espresso piena soddisfazione per il risultato raggiunto, puntualizzando: «È una giornata molto importante. Il testo approvato si colloca in forte continuità con quanto proposto dal centrosinistra nel governo Draghi».
Decisivo è stato anche l’apporto del senatore Andrea De Priamo, incaricato da Meloni di tessere i fili politici, con il contributo del ministro Roberto Calderoli, del ministro Casellati e di parlamentari di Forza Italia, tra cui Antonio Tajani, che ha rivendicato il provvedimento come il compimento di una battaglia storica di Berlusconi. Nelle intenzioni del Governo, dal 2027 Roma avrà una nuova forma politica e istituzionale all’altezza delle grandi capitali del mondo.
Nonostante l’entusiasmo, il nodo cruciale restano le risorse. La riforma prevede che il trasferimento delle funzioni da Regione a Roma sia accompagnato da una successiva legge attuativa, che dovrà anche stabilire i fondi da assegnare. Ma ad oggi, per il solo funzionamento ordinario, Roma ha bisogno di almeno un miliardo di euro in più all’anno.
«Tra tagli e mancanze, stimiamo un fabbisogno aggiuntivo di un miliardo. Questo è solo per le funzioni ordinarie, ma servono anche risorse per i grandi progetti», ha dichiarato Gualtieri, ricordando l’urgenza della Metro D e il completamento della Metro C. Attualmente, Roma riceve solo il 3,5% del fondo nazionale per il TPL, pur gestendo il 7% dei flussi di mobilità del Paese.
Il ddl fissa i principi di autonomia finanziaria nel rispetto dell’articolo 119 della Costituzione, ma non prevede tributi propri per la Capitale né garantisce fondi dedicati, come invece avviene per altre capitali mondiali. Senza una svolta concreta anche sul piano economico, il rischio è che la riforma resti monca: Roma potrebbe avere più poteri, ma senza i mezzi per esercitarli.