
Rapporto Ocse 2025: un italiano su tre fatica a leggere testi semplici

Il Rapporto Ocse “Education at a Glance 2025” riporta dei dati allarmanti sull’Italia per quanto riguarda le competenze di base: ben il 37% degli adulti tra i 25 e i 64 anni, infatti, riesce a comprendere solo testi brevi e semplici, contro il 27% della media Ocse. Si tratta di un livello di bassa alfabetizzazione che limita le opportunità di lavoro, rende difficile la gestione dei risparmi e ostacola persino la capacità di affrontare i problemi della vita quotidiana. Un campanello d’allarme che fotografa la fragilità del capitale umano italiano, nonostante alcuni progressi sul fronte scolastico.
Tra i segnali positivi, l’Italia può vantare un netto calo della dispersione scolastica. Nel 2024 il tasso è sceso al 9,8%, ben al di sotto del target europeo del 10,2% fissato per il 2026, raggiunto quindi con due anni di anticipo. Secondo le stime Invalsi, nel 2025 si scenderà addirittura all’8,3%, già al di sotto del traguardo del 9% previsto per il 2030. «Abbiamo raggiunto con grande anticipo il target europeo», ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha sottolineato il ruolo di iniziative come l’Agenda Sud, basate su percorsi personalizzati per ridurre le fragilità degli studenti.
Il quadro si fa meno incoraggiante guardando al numero di laureati. Solo il 22% degli adulti italiani possiede un titolo universitario, contro una media Ocse che sfiora il 50%. La percentuale sale al 30% tra i giovani, ma resta comunque insufficiente. Inoltre, soltanto il 20% dei laureati ha scelto corsi Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), settori cruciali per lo sviluppo economico e tecnologico del Paese. A pesare è anche il fattore sociale: in Italia solo il 15% dei figli di genitori senza laurea riesce a conseguire un titolo universitario, contro il 63% di chi ha almeno un genitore laureato.
Un altro nodo irrisolto è quello delle retribuzioni degli insegnanti. Dal 2015 gli stipendi dei maestri elementari sono diminuiti del 4,4%, mentre nella media Ocse sono cresciuti del 14,6%. Anche gli investimenti in università e ricerca restano insufficienti: l’Italia vi destina appena l’1% del Pil, con una spesa pubblica ferma allo 0,6%, ben al di sotto della media Ocse dell’1,4%. Complessivamente, la spesa per l’istruzione arriva al 3,9% del Pil, contro il 4,7% della media Ocse.
Il Rapporto Ocse invita quindi l’Italia a consolidare i progressi ottenuti nella lotta alla dispersione scolastica, ma soprattutto a colmare il divario su alfabetizzazione, laureati e valorizzazione dei docenti, per ridurre le disuguaglianze sociali e garantire al Paese una crescita sostenibile.