
Rapina nella Villa all’Aurelio: sospetti su operai che lavoravano all’esterno

Nel cuore della notte, la quiete della villa dell’imprenditore Stefano Proietti è stata infranta da un audace colpo. Gli inquirenti, pronti a tuffarsi nell’indagine, si trovano di fronte a un intricato puzzle da risolvere.
Le prime indagini suggeriscono un possibile coinvolgimento interno nell’organizzazione del crimine, con l’ipotesi di un “basista” che ha facilitato l’accesso attraverso una via secondaria, dietro la quale si nascondevano binari ferroviari. I rapinatori hanno agito con precisione, disabilitando i sistemi di sicurezza e cancellando ogni traccia visiva del loro blitz.
L’attraversamento del parco è stato un’impresa complessa, con la banda che ha dovuto superare ostacoli come reti in ferro e lavori di costruzione in corso. La coincidenza dell’assenza della sorveglianza interna solleva sospetti su un possibile complice interno, informato sui movimenti della famiglia.
Le telecamere della stazione Aurelia stanno ora al centro dell’attenzione degli investigatori, nella speranza di individuare movimenti sospetti nei momenti chiave. Il racconto della famiglia Proietti dipinge un quadro inquietante: rapinatori mascherati, vestiti di nero e guanti alle mani per evitare lasciti di tracce.
Nonostante l’angoscia vissuta, la famiglia è stata fortunatamente risparmiata da violenze fisiche gravi. Tuttavia, il bottino rubato, tra cui gioielli e orologi Rolex personalizzati, rappresenta una perdita significativa.
Le indagini proseguono, con l’attenzione concentrata sugli operai e sul cerchio interno della famiglia Proietti, nella speranza di gettare luce su questo intricato enigma criminale.
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