
Ponte Sisto, base dello spaccio nel cuore di Roma: vale 240mila euro al mese

Dietro l’immagine pittoresca del Ponte Sisto, tra i luoghi più amati dai turisti a Roma, si nasconde un mercato organizzato di spaccio, diventato sempre più capillare con l’arrivo dell’estate. Quello che fu un capolavoro rinascimentale voluto da Papa Sisto IV è oggi crocevia di un sistema criminale che coinvolge giovanissimi stranieri, mandati a vendere droga in pieno centro. Con l’afflusso crescente di visitatori e i festival sul lungotevere, la zona si è trasformata in una piazza di smercio redditizia, difficilissima da controllare.
Secondo gli investigatori, a gestire l’attività ci sarebbero veri e propri capipiazza, che reclutano manovalanza tra giovanissimi algerini, marocchini ed egiziani, spesso appena arrivati in Italia. Per loro, la paga è di 100 euro per 24 ore, ma per i capi l’affare è ben più redditizio: si stima un incasso quotidiano fino a 8.000 euro, ovvero 240.000 euro al mese.
«Abbiamo a che fare con una rete ben strutturata che ha scelto un punto strategico della città, tra Trastevere e Campo de’ Fiori, per agire indisturbata», spiegano fonti delle forze dell’ordine. Le sostanze più diffuse sono hashish e marijuana, ma non manca la cocaina e persino il crack, con scambi rapidi tra le folle dei turisti e dei frequentatori della movida.
A coordinare tutto ci sarebbe un marocchino latitante, che, secondo la polizia, fornisce la droga nei pressi di piazza Trilussa, decidendo luoghi e orari delle consegne ai cosiddetti “cavalli”. Di recente, le forze dell’ordine hanno tentato di arrestarlo con un blitz nel cuore di Trastevere, ma l’uomo è riuscito a fuggire. Gli inquirenti sospettano che possa essere l’anello intermedio di una filiera più ampia, forse legata a organizzazioni criminali strutturate.
Le operazioni delle pattuglie di polizia e carabinieri si concentrano spesso sulle due uscite del ponte – via dei Pettinari e piazza Trilussa – ma nonostante alcuni arresti, ottenere condanne definitive è complicato. Spesso la droga trovata è poca, e i pusher affermano che è per uso personale. Senza prove solide, nel giro di poche ore o giorni sono di nuovo liberi e pronti a ricominciare a spacciare.
Le operazioni di arresto, oltre a essere complesse, sono ad alto rischio. I pusher cercano di confondersi tra i passanti, scappano sulle balaustre del ponte, si lanciano in mezzo al traffico o si nascondono tra i turisti. In alcuni casi, la fuga ha causato incidenti e tamponamenti sulle vie adiacenti.
Nonostante i due arresti più recenti, il problema resta. È difficile ripulire il ponte con le attuali norme e risorse e gli agenti sono consapevoli che ogni tentativo di smantellare la rete si scontra con un sistema elastico e pronto a rigenerarsi.
Il Ponte Sisto, simbolo della Roma storica, rischia di diventare anche emblema di una città dove la lotta allo spaccio si misura con ostacoli giuridici e organizzazioni criminali in continua evoluzione.