
Piano di pace Trump, vicino l’accordo storico tra Israele e Hamas

«Siamo sul punto di raggiungere un traguardo molto importante», ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu, intervenendo dopo la fine dello Shabbat per illustrare la nuova fase diplomatica che si apre in Medio Oriente. Secondo il leader israeliano, il piano di pace proposto da Donald Trump ha ottenuto il via libera di Israele e rappresenta una vittoria politica e militare contro Hamas, pur tra i punti ancora controversi per il movimento islamista.
Netanyahu ha spiegato che l’obiettivo è chiaro: «Hamas sarà smantellato, Gaza disarmata e smilitarizzata. Questo è il risultato della pressione militare e politica che abbiamo esercitato. Israele non è isolato, è Hamas a esserlo». Il premier ha parlato di una fase “decisiva” che potrebbe portare, entro 72 ore, alla liberazione di 48 ostaggi, di cui circa una ventina ancora vivi, detenuti nella Striscia di Gaza.
I negoziati ufficiali dovrebbero aprirsi domani tra Sharm el-Sheikh e Il Cairo, con la mediazione di Egitto e Qatar. A rappresentare Israele ci sarà il ministro per gli Affari strategici, Ron Dermer, mentre per Hamas parteciperanno i leader della diaspora di Doha. Presenti anche l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, e Jared Kushner, genero dell’ex presidente americano.
Secondo fonti israeliane, le 72 ore previste dal piano di pace decorreranno solo dopo una accettazione pubblica e definitiva di tutte le condizioni da parte di Hamas. Tuttavia, il movimento islamista subordina il rilascio degli ostaggi al ritiro completo di Israele dalla Striscia di Gaza. Scaramucce diplomatiche che non hanno comunque bloccato l’avvio dei contatti.
Trump, nel frattempo, ha dichiarato che «Tel Aviv ha accettato la linea di ritiro iniziale», mentre Netanyahu ha ribadito la volontà di mantenere una presenza israeliana nella Striscia per garantire la sicurezza e completare il disarmo di Hamas.
La posizione del premier israeliano ha inasprito le divisioni interne alla sua coalizione di governo. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha definito “un grave errore” la decisione di sospendere le operazioni militari su Gaza City per aprire ai negoziati. Sulla stessa linea il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, che ha minacciato di lasciare l’esecutivo se Hamas “continuerà a esistere” dopo l’accordo.
Netanyahu, che ha escluso entrambi dalla riunione d’emergenza con i vertici della sicurezza, appare deciso a portare avanti una strategia mista di pressione militare e diplomatica, sostenendo che solo dopo i raid su Gaza City, roccaforte di Hamas, il gruppo è stato costretto a sedersi al tavolo.
Intanto, sul terreno, la situazione resta critica: nelle ultime ore i raid israeliani avrebbero causato 57 vittime palestinesi, mentre l’Idf ha annunciato la scoperta di un tunnel di 1,5 chilometri nei pressi dell’ospedale giordano, usato da Hamas come base logistica e per la produzione di armi, “all’insaputa dei giordani”.
Il futuro della tregua, e forse della regione, si gioca ora tra Gerusalemme, Il Cairo e Doha, dove le diplomazie provano a trasformare una fragile intesa in un accordo storico per la pace.