
Per una foto sui social, 40 pugni in testa alla ex: arrestato 39enne

Una relazione interrotta, una foto innocente postata sui social, un’escalation di violenza cieca e premeditata. È il dramma vissuto da una trentenne di Tivoli, aggredita nel cuore della notte dal suo ex compagno. L’uomo, un 39enne disoccupato con precedenti penali, è entrato in casa sua dalla finestra e l’ha colpita con 40 pugni alla testa, uno per ogni “like” ricevuto sotto una foto in cui la donna si mostrava a cavallo. L’aggressione ha provocato tre emorragie cerebrali e si è consumata mentre il figlio della vittima dormiva nella stanza accanto.
Il 39enne ha rubato l’auto del padre e, nonostante la patente ritirata, ha guidato fino alla casa della ex. Dopo aver forzato l’ingresso da una finestra del bagno, l’ha sorpresa nel cuore della notte, iniziando a colpirla con pugni, schiaffi e ceffoni. «Ora vengo lì e ti ammazzo», aveva detto poco prima per telefono. Poi l’ha trascinata per casa, colpendola anche contro una stufa e tentando di portarla via con la forza. «Devo decidere se strozzarti con le redini o affogarti. Stasera devo finire quello che c’è da finire, altrimenti ho buttato due anni», le avrebbe sussurrato il suo aggressore, convinto di dover punire la donna per averlo lasciato e per essersi mostrata indipendente. Solo l’intervento di una vicina, allertata dalle grida, ha permesso alla donna di salvarsi. Quando la porta della vicina si è aperta, l’uomo ha reagito minacciando anche lei: «Stai attenta: metto una tacca per ogni giorno di galera. Quando esco, sono ca… tuoi».
La donna si è presentata solo il giorno dopo al pronto soccorso, cercando di nascondere le ferite per non spaventare il figlio. Ma i medici hanno capito subito la gravità della situazione e hanno attivato il Codice rosa, che ha dato il via a un’indagine lampo della polizia di Tivoli. La vittima è stata ascoltata dal pool antiviolenza, coordinato dalla PM Arianna Armanini, e ha raccontato mesi di stalking, minacce e insulti. La sera stessa è scattato il fermo, e il giorno dopo il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per l’aggressore, definendolo incapace di autocontrollo e autore di un disegno persecutorio alimentato dalla convinzione che la donna fosse di sua proprietà. «Quanto accaduto – sottolinea la Procura – dimostra l’efficacia della rete territoriale per la tutela delle donne vittime di violenza».