
Per l’omicidio dello chef bengalese si cerca un clochard nordafricano

È stato identificato il presunto autore dell’omicidio di Miah Mamun, il cuoco bengalese di 28 anni accoltellato nella notte tra domenica e lunedì lungo un tratto della pista ciclabile di via Cristoforo Colombo, nel quartiere Ardeatino. I carabinieri della stazione San Sebastiano, coordinati dalla compagnia Eur, sono arrivati a una svolta nelle indagini nel giro di 24 ore: il sospettato è un cittadino nordafricano, privo di documenti e conosciuto nella zona come senza fissa dimora, attualmente irreperibile.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Miah Mamun si trovava in compagnia di alcuni connazionali quando l’aggressore si sarebbe avvicinato pretendendo del denaro. Non è chiaro se abbia mostrato subito un’arma, ma pare che durante l’interazione abbia perso una borsa con effetti personali nel prato adiacente. È proprio nel momento in cui è tornato indietro per recuperarla che è stato riconosciuto e inseguito dal gruppo bengalese. Miah, che si trovava più vicino all’uomo, ha tentato di bloccarlo: in risposta, il fuggitivo ha estratto un coltello e lo ha colpito al torace.
Nonostante i tentativi dei sanitari di rianimarlo sul posto, il 28enne è morto in via Cristoforo Colombo 399. La ferita si è rivelata fatale. Gli inquirenti sono ora al lavoro per rintracciare l’autore della violenza, che una volta arrestato dovrà rispondere di omicidio volontario e tentata rapina.
Gli investigatori hanno acquisito immagini dalle telecamere di sorveglianza della zona, e da alcune indiscrezioni emerge che siano stati trovati filmati utili. L’identikit del sospettato è stato diffuso a livello nazionale, con particolare attenzione alle stazioni ferroviarie e agli aeroporti, nel timore che possa tentare di lasciare il Paese.
Miah Mamun, incensurato, lavorava come cuoco in un ristorante di piazza Venezia e viveva da solo in via dell’Arcadia, nel quartiere Tor Marancia, non lontano dal luogo del delitto. I suoi amici lo descrivono come una persona tranquilla, dedita al lavoro, che sosteneva economicamente la sua famiglia rimasta in Bangladesh. Non era sposato e non aveva figli. Una vita semplice spezzata da un gesto di violenza insensata che ha scosso l’intera comunità.