
Per la morte del 17enne in spiaggia ora è indagato il papà

Un gioco all’apparenza innocuo si è trasformato in tragedia sulla spiaggia di Montalto di Castro, dove il 17enne Riccardo Boni ha perso la vita il 10 luglio scorso, sepolto sotto una buca di sabbia profonda oltre un metro e mezzo. Il ragazzo stava costruendo un tunnel insieme ai suoi fratellini più piccoli quando le pareti hanno ceduto, sommergendolo completamente. Il padre, che si trovava poco distante e dormiva su una sdraio, è ora indagato per omicidio colposo. Un atto definito “dovuto” dalla Procura di Civitavecchia, necessaria per proseguire le indagini e verificare eventuali responsabilità.
A coordinare l’inchiesta è il procuratore capo Alberto Liguori, che ha affidato al medico legale l’incarico di eseguire l’autopsia sul corpo del ragazzo. L’esame dovrà stabilire se Riccardo sia stato colpito da un malore che gli ha impedito di uscire dalla buca o se il crollo improvviso della sabbia abbia bloccato ogni possibilità di movimento. Fondamentale sarà anche accertare i tempi del decesso, per comprendere se un intervento tempestivo avrebbe potuto salvarlo. Secondo i primi rilievi, infatti, i soccorsi non sono stati immediati: sono serviti almeno 40 minuti prima che qualcuno capisse le parole del fratellino più piccolo e si iniziasse a scavare nel punto giusto.
Dalla prima ricostruzione dei carabinieri emerge che Riccardo si era allontanato dai genitori nel primo pomeriggio per andare a giocare con i fratellini di 5 e 8 anni. La madre si trovava in cucina, mentre il padre si stava riposando all’ombra. Gli inquirenti ritengono che l’uomo fosse a conoscenza del gioco dei figli, ma ne avrebbe sottovalutato la pericolosità. La buca era stata scavata a poca distanza dal mare, in una spiaggia semi-deserta, e non ci sono testimoni diretti del crollo.
«Riccardo è sotto la sabbia», ha ripetuto più volte il fratellino, ma inizialmente nessuno aveva compreso il pericolo reale. Solo dopo diversi minuti, con l’aiuto dei bagnini e dei turisti, è stato individuato il punto esatto e si è cominciato a scavare freneticamente. «Decine di mani hanno cercato di salvarlo, ma per Riccardo non c’era più nulla da fare», ha riferito uno dei presenti.
L’indagine si concentrerà ora su eventuali responsabilità omissive da parte del padre e sull’organizzazione dei soccorsi. Verrà valutato se le operazioni di salvataggio siano state eseguite con la necessaria tempestività e se fosse possibile prevenire l’incidente con maggiore attenzione. La famiglia, giunta nel campeggio da pochi giorni, avrebbe dovuto trascorrere un mese di vacanza. Invece, una giornata di sole si è trasformata nel peggior incubo per una madre e un padre.