
Paura e crisi economica: calo delle nascite nel Lazio dopo il Covid
Le conseguenze economiche e sociali della pandemia da Covid-19 hanno avuto un impatto significativo sul desiderio di genitorialità e sul ricorso alla procreazione medicalmente assistita (PMA). Un studio scientifico condotto al Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’ospedale San Filippo Neri di Roma ha analizzato i comportamenti delle coppie che stavano seguendo un percorso di PMA durante gli anni più critici della pandemia, evidenziando un calo delle nascite e un forte impatto sulle scelte familiari.
Lo studio ha coinvolto 300 pazienti tra i 25 e i 47 anni, rivelando che il 31,7% degli intervistati ha rinunciato momentaneamente alla PMA durante la pandemia. Tra questi, il 24% ha indicato ragioni economiche come principale causa della sospensione dei trattamenti. La difficoltà di accesso alle strutture sanitarie, dovuta alle restrizioni sanitarie, e le incertezze economiche hanno influito negativamente sul desiderio di procreare. Tuttavia, la maggior parte degli intervistati (82,6%) ha dichiarato di non aver visto ridursi il proprio desiderio di avere figli nonostante le difficoltà. La gravidanza per il 80,8% degli intervistati era un sogno che desideravano realizzare da più di due anni, ma la crisi sanitaria e la paura di contrarre il virus hanno interrotto questo percorso.
Un aspetto che ha inciso molto nelle scelte delle coppie è stato il costo delle procedure di PMA. Il 62,5% degli intervistati ha trovato il prezzo nelle strutture pubbliche “adeguato”, mentre il 79,8% ha definito eccessivo il costo nelle cliniche private. Questo divario ha reso l’accesso alle tecniche di PMA una sfida, specialmente per le coppie con difficoltà economiche amplificate dalla pandemia.
Secondo la dottoressa Arianna Pacchiarotti, direttrice del Centro di PMA della Asl Roma 1 e una delle autrici dello studio, rinunciare ai percorsi di PMA durante il picco della pandemia ha avuto effetti duraturi. «Molte coppie hanno rinunciato del tutto alla possibilità di avere figli», afferma al Messaggero. La mancanza di accesso ai trattamenti di PMA ha contribuito al calo delle nascite che si osserva oggi, con un numero crescente di culle vuote. In Italia, le tecniche di PMA rappresentano oltre il 5% delle nuove nascite, e nel Lazio, che è all’avanguardia nell’accesso a queste tecniche, l’incidenza è tra il 5% e l’8%.
Le difficoltà economiche non sono state l’unica causa della diminuzione dell’accesso alla PMA. La paura di contrarre il Covid-19 e l’incertezza legata alla gravidanza in un contesto pandemico hanno influenzato molte coppie. «Nel periodo più buio della crisi sanitaria, le risorse sono state destinate prioritariamente a cure oncologiche e neurologiche, ma molte coppie hanno rinunciato anche per il timore di contrarre il virus», spiega Pacchiarotti. La mancanza di vaccinazioni all’inizio della pandemia ha reso il contesto ancora più incerto per le future mamme.