Papa Leone XIV al Senato per la Bibbia rinascimentale di Borso d’Este

19/12/2025

Ogni pagina è un capolavoro miniato, un intreccio di fede, arte e potere che attraversa i secoli. La Bibbia di Borso d’Este, uno dei manoscritti più preziosi al mondo, è stata al centro di una visita inattesa e altamente simbolica: ieri pomeriggio Papa Leone XIV ha voluto vederla da vicino, recandosi personalmente al Senato, dove l’opera è esposta al pubblico fino al 16 gennaio. Un gesto che ha riportato l’attenzione su un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano, ma anche sulla sua complessa vicenda storica, che intreccia dinastie, papato, collezionismo e identità culturale europea.

Il manoscritto, oggi custodito alla Biblioteca Estense di Modena, fu realizzato tra il 1455 e il 1461 per volontà del duca Borso d’Este. L’incarico venne affidato a un gruppo di artisti guidati da Taddeo Crivelli e Franco de’ Russi, che diedero vita a un’opera monumentale composta da oltre mille pagine interamente decorate, raccolte in due volumi. Il testo latino, scritto in caratteri gotici, è circondato da un apparato ornamentale di straordinaria ricchezza, fatto di miniature, colori e dettagli che rendono la Bibbia di Borso un unicum nel panorama dei codici miniati occidentali.

Ad accompagnare Papa Prevost nella sala del Senato dove l’opera è esposta sono stati il presidente Ignazio La Russa e il segretario generale Federico Silvio Toniato, che hanno ripercorso anche la lunga odissea del manoscritto. Con la devoluzione di Ferrara al papato, il capolavoro seguì le sorti della dinastia estense. Nell’Ottocento, con la dissoluzione del ducato di Modena e l’esilio di Francesco V d’Austria-Este, la Bibbia lasciò l’Italia insieme ad altri codici di grande valore. Gran parte delle collezioni rimasero a Modena, ma il duca portò con sé opere come il Breviario di Ercole I, l’Officio di Alfonso e la stessa Bibbia di Borso.

Nel 1869 molti beni rientrarono in Italia, ma non i preziosi codici, riconosciuti come proprietà legittima degli Asburgo. Negli anni Venti finirono sul mercato antiquario di Parigi, dove la Bibbia di Borso fu acquistata dal senatore del Regno d’Italia Giovanni Treccani, che decise di donarla allo Stato. Da allora il manoscritto è conservato a Modena e viene raramente mostrato al pubblico, rendendo ancora più significativa l’attuale esposizione al Senato in occasione del Giubileo.

Il Papa ha raggiunto piazza della Minerva nel pomeriggio, deviando il corteo mentre rientrava da un pranzo in nunziatura, nel quartiere Pinciano. All’arrivo della Jeep scura targata SCV1, i presenti hanno formato spontaneamente un cordone e sono partiti i cori di “viva il Papa”. Con Leone XIV c’era anche il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, reduce da un recente incontro natalizio nella Cappella Sistina con deputati e senatori cattolici. A fine visita, il presidente del Senato ha mostrato al Pontefice il tradizionale presepe napoletano allestito ogni anno a Palazzo Madama accanto all’albero di Natale. Leone XIV ha scoperto la statuetta di Gesù Bambino e l’ha benedetta, in continuità con l’invito rivolto pochi giorni prima ai fedeli a custodire la tradizione del presepe.

Durante l’udienza generale in piazza San Pietro, il Papa aveva infatti ricordato che «allestire un presepe resta un segno di fede, di arte e di cultura», esprimendo la speranza che «possa continuare a far parte della tradizione natalizia, per ricordare Gesù che, facendosi uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi». Un richiamo che ha contribuito a smorzare le polemiche nate per la scelta di alcune amministrazioni di ridimensionare o oscurare la natività. Prima del rientro in Vaticano, Ignazio La Russa ha consegnato al Pontefice un dono di Natale a nome di tutti i senatori: una campanella. «È un segnale di richiamo, ma anche un segnale della volontà di unirsi», ha spiegato. La risposta del Papa è arrivata con un sorriso: «Il suono della campana chiama e noi rispondiamo con generosità, specialmente in questo tempo di Natale». Un fuori programma che ha unito arte, storia e spiritualità nel cuore delle istituzioni italiane.

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