
Ostia, gettò una molotov contro un locale: arrestato il figlio di un boss
Un’operazione della Polizia ha portato all’arresto di Alessio Patacchiola, figlio di un noto boss di Ostia, accusato dell’attentato con molotov contro un ristorante nella zona di Esna, avvenuto a luglio scorso. L’incidente, inizialmente ricollegato a una cena non pagata, ha messo in luce dinamiche ben più complesse legate alla criminalità organizzata e al controllo del territorio tra famiglie rivali.
Secondo gli investigatori, l’incidente di luglio sarebbe stato solo un pretesto per lanciare un messaggio intimidatorio a altri gruppi criminali e non ai gestori del ristorante, che sono solo vittime dell’atto intimidatorio. Nonostante fosse stata menzionata una disputa per il conto non saldato avvenuta a maggio, l’attentato con la molotov è stato interpretato come un segnale per il controllo del territorio da parte delle famiglie mafiose che si contendono il litorale romano.
Patacchiola, noto per il suo fisico palestrato e i selfie in palestra, era già stato coinvolto in altre operazioni legate alla criminalità organizzata. È stato condannato per l’omicidio di Gianfranco Bonavita, un episodio avvenuto nel 2017 al Gazometro, insieme ad altri membri della malavita locale, tra cui Alessandro Fasciani e Manuel Mero. Il suo coinvolgimento nell’attentato al ristorante non è stato casuale, ma frutto di una continua ricerca di posizionamenti e alleanze tra diverse fazioni.
L’incidente del 17 settembre, quando un’auto venne incendiata in piazza Quarto dei Mille, ha portato gli inquirenti a concentrare l’attenzione su Patacchiola. Sebbene non sia stato formalmente accusato, sono emersi elementi di colpevolezza che suggeriscono il suo coinvolgimento in episodi simili di violenza e intimidazione. Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotte dalle forze dell’ordine sul litorale romano rivelano un’interconnessione tra atti criminali e interessi familiari.
Le forze dell’ordine osservano con attenzione la crescente tensione tra bande per il controllo del territorio. L’attentato con la molotov, come altri episodi di violenza, fa parte di una serie di atti intimidatori usati dalle famiglie mafiose per riaffermare la loro forza e segnare il loro dominio in un momento di vuoto di potere. Le modalità violente, dalle bombe alle estorsioni, sono segnali chiari di una guerra sotterranea tra gruppi per riprendersi il controllo.
L’operazione di ieri, che ha portato all’arresto di Patacchiola, rappresenta un passo importante nell’indagine, ma lascia aperte molte domande sui legami e sulle dinamiche interne delle famiglie mafiose. Le indagini continuano, con l’obiettivo di fermare la violenza e il controllo mafioso sul litorale romano.