
Ostia, altri cinque roghi negli stabilimenti balneari: due arresti

Le fiamme che hanno illuminato la notte di Ostia, un litorale romano già segnato da inquietanti episodi di violenza, hanno acceso nuovamente i riflettori su una situazione di crescente allarme. Cinque incendi, esplosi contemporaneamente in diversi stabilimenti balneari, hanno portato all’arresto di due italiani, sospettati di essere i responsabili di questi atti. Le indagini, che sono ancora in corso, hanno evidenziato un possibile disegno criminale ben preciso, con modalità che richiamano le tecniche già utilizzate in passato in altri contesti. Questo scenario si inserisce in un contesto più ampio di lotte di potere sul litorale, dove gli interessi economici e criminali sembrano intrecciarsi in modo pericoloso.
Il modo in cui sono esplosi i roghi a Ostia, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro e in luoghi diversi, suggerisce che dietro ci sia una strategia ben pianificata. Gli inquirenti non escludono la possibilità che ci siano più persone coinvolte, sebbene al momento i sospetti si concentrino su due individui. Questa modalità ricorda la cosiddetta “tecnica Castel Fusano”, una strategia criminale utilizzata in passato in cui più incendi venivano appiccati simultaneamente in diverse zone per rendere più difficile l’intervento dei vigili del fuoco e creare confusione. Il collegamento tra gli incendi e un possibile tentativo di intimidazione diventa evidente, soprattutto considerando che l’episodio è avvenuto la sera stessa in cui il Consiglio di Stato ha respinto la sospensiva del Tar del Lazio sui bandi per l’affidamento degli stabilimenti balneari. Questo tempismo alimenta il sospetto che gli atti di violenza siano legati alla volontà di destabilizzare la situazione politica e amministrativa che circonda la gestione delle concessioni.
L’incendio che ha colpito gli stabilimenti balneari di Ostia non è solo un atto di vandalismo, ma un segnale di un conflitto ben più ampio. L’amministrazione di Roma Capitale, guidata dal sindaco Roberto Gualtieri, sta cercando di portare avanti un processo di legalizzazione e trasparenza nella gestione delle concessioni balneari, con l’obiettivo di far rispettare le leggi e le normative europee. L’assessore al Patrimonio, Tobia Zevi, ha espresso il sostegno dell’amministrazione agli imprenditori locali, ribadendo la necessità di proseguire senza timore in un percorso di legalità, anche di fronte a minacce e intimidazioni. La gestione delle spiagge è vista come un bene pubblico e un’opportunità per rompere con un sistema che, secondo le autorità, è ormai obsoleto. Tuttavia, questi incendi, e le altre azioni criminali che hanno avuto luogo sul litorale negli ultimi anni, sembrano dimostrare quanto difficile sia combattere l’influenza delle organizzazioni criminali sul territorio.
Ostia, purtroppo, ha una lunga storia di infiltrazioni mafiose e crimini legati al controllo delle attività economiche. Negli anni, vari clan, tra cui la cosca Caruana-Cuntrera, i Fasciani e i Senese, hanno cercato di esercitare il loro dominio sulle attività commerciali, comprese le attività balneari, i ristoranti, le discoteche e le sale giochi. Le indagini più recenti suggeriscono che queste organizzazioni abbiano messo le mani su enormi affari, sfruttando le strutture locali come “lavatrici” per il denaro sporco. La recente escalation di incendi e intimidazioni potrebbe essere un segnale di un “ripristino” del potere di queste famiglie criminali sul litorale. Gli esperti avvertono che il controllo su queste attività non è solo una questione di potere economico, ma anche di mantenimento di un sistema che ha radici profonde nella criminalità organizzata.