
Omicidio Ilaria Sula, il killer confessa: “Sono andato in tilt”

Dopo la prima notte passata in carcere a Regina Coeli, Mark Antony Samson, 23 anni, ha confessato di aver ucciso Ilaria Sula. Davanti agli inquirenti ha detto: “Sono andato in tilt quando ho saputo che Ilaria sentiva un altro”. Parole che non possono spiegare l’atroce violenza con cui ha messo fine alla vita della ragazza. Una relazione finita, un dolore non elaborato, un gesto irreparabile. Ora piange e dice di aver paura, ma non potrà più tornare indietro. Ilaria, 22 anni, studentessa fuorisede di Scienze Statistiche alla Sapienza, non potrà più tornare nella sua casa di Terni, né laurearsi come sognava per ottobre.
Il delitto è avvenuto nella notte del 25 marzo. Ilaria era entrata da sola nell’appartamento dell’ex, nel quartiere Africano di Roma, e ne è uscita chiusa in una valigia. Samson ha caricato il corpo in auto e lo ha abbandonato in un dirupo a Capranica Prenestina. Le immagini di una telecamera di sorveglianza lo hanno incastrato: la sua vettura è stata ripresa mentre transitava lungo la provinciale. Ha dichiarato di aver fatto tutto da solo, ma gli inquirenti dubitano che sia riuscito da solo a spostare il corpo lungo i sette scalini che portano al seminterrato. I genitori del giovane, presenti in casa quella sera, non sono indagati, ma restano sotto osservazione.
L’autopsia ha rivelato che Ilaria è stata colpita al collo con tre fendenti di coltello. Dopo il delitto, Samson ha cercato di depistare le indagini scrivendo messaggi dal telefono della ragazza per far credere che fosse viva. “Sto bene. Mi sono allontanata con amici”, recitava uno dei messaggi inviati al padre. Ma i genitori non ci hanno creduto, e la localizzazione del cellulare ha portato la polizia dritta a lui. Adrian Ionescu, ex collega e amico della coppia, è uno dei primi ad aver dubitato. “Mi ha risposto in modo freddo, come se non fosse coinvolto. Era strano. Lì ho capito che c’era qualcosa che non andava”, ha raccontato. Adrian e altri amici sono convinti che Samson abbia anche gestito i profili social di Ilaria per far credere che fosse ancora viva.
Nella giornata di ieri, circa duemila persone si sono radunate davanti all’Università La Sapienza per ricordare Ilaria e dire basta alla violenza sulle donne. “Anche se passerà tutta la vita in carcere, non basta. Lui respira ancora, lei no”, ha detto Adrian con voce spezzata. “Vogliamo giustizia per Ilaria. A 22 anni non si può morire così”. Rabbia, sgomento e dolore attraversano le parole di amici, docenti e compagni di corso. La morte di Ilaria ha scosso l’intera comunità universitaria e rilanciato, ancora una volta, la necessità di un impegno concreto contro la violenza di genere.