
Omicidio di Fregene, niente DNA femminile sul corpo della Camboni

Colpita da 34 coltellate e trovata senza vita nella sua abitazione a Fregene lo scorso 16 maggio, Stefania Camboni è al centro di un caso giudiziario che si fa sempre più intricato. I primi risultati dei rilievi tecnici eseguiti dai Ris dei carabinieri, con la supervisione dei consulenti di parte, hanno escluso la presenza di DNA femminile sul corpo della vittima. Un dato rilevante, che mette in discussione l’impianto accusatorio nei confronti della nuora, Giada Crescenzi, attualmente detenuta perché ritenuta la responsabile materiale dell’omicidio.
La donna, assistita dall’avvocata Anna Maria Anselmi, si è sempre proclamata innocente, pur scegliendo di non rispondere durante gli interrogatori. Eppure, nell’ordinanza che ne ha disposto la custodia cautelare in carcere, si parla di tracce ematiche riconducibili alla vittima rinvenute sia sulle ciabatte della Crescenzi sia nel bagno che divideva con il compagno, Francesco Violoni, figlio della vittima e indagato a sua volta.
Gli inquirenti della Procura di Civitavecchia procedono su un terreno incerto: nessuna confessione, nessun testimone, nessuna immagine di videosorveglianza. Restano gli indizi, ma sono in attesa di conferme decisive. Ulteriori analisi sono in corso sul coltello rinvenuto tra i campi nei pressi della villetta, considerato l’arma del delitto. Così come sono in fase di valutazione le tracce genetiche presenti sul golfino della vittima, rinvenuto con il cellulare e le chiavi dell’auto, ritrovata abbandonata poco distante.
Anche l’autopsia, ancora in attesa dei risultati completi, potrà fare chiarezza sul momento esatto del decesso e confermare le ferite da difesa individuate sulle braccia della Camboni. Tutto fa pensare che la donna sia stata sorpresa nel sonno e abbia provato disperatamente a difendersi. L’unica persona in casa al momento del delitto, secondo le ricostruzioni fornite, era Giada Crescenzi. Violoni, secondo il suo stesso racconto, si trovava al lavoro. Dopo il ritrovamento del cadavere, entrambi parlarono inizialmente di una tentata rapina, ma nessun segno di effrazione è stato trovato sulla porta. Un particolare che ha insospettito gli investigatori.
Il corpo della vittima era avvolto in un lenzuolo e abbandonato a terra, come se l’aggressore avesse meditato di disfarsene, salvo poi cambiare idea. Un gesto che potrebbe indicare premeditazione, oppure una messa in scena improvvisata. Intanto, il gip ha invitato gli investigatori a non escludere la possibile presenza di complici. L’indagine resta aperta, e ogni nuovo dettaglio si rivela cruciale per ricostruire l’esatta dinamica di un omicidio efferato che, al momento, resta avvolto dal mistero.