Nuovo ddl sfratti, stretta su morosità e occupazioni abusive

18/11/2025

Il conto alla rovescia è finito: il disegno di legge del governo su sfratti per morosità e finte locazioni approderà mercoledì in Consiglio dei ministri. Dopo settimane di limature tecniche, è stata fissata anche la data per il via libera politico. La struttura del provvedimento ricalca la proposta parlamentare firmata dalla deputata di Fratelli d’Italia Alice Buonguerrieri, che punta a ridurre drasticamente i tempi delle esecuzioni e snellire gli iter burocratici. Il testo introduce un automatismo che farà scattare la procedura esecutiva dopo dieci giorni dal precetto e apre anche a un intervento sulle occupazioni abusive di seconde, terze e quarte case, con un meccanismo civilistico dedicato. Fonti dell’esecutivo lo definiscono «il secondo atto del decreto Sicurezza».

Il capitolo relativo alle occupazioni abusive era atteso da giorni, soprattutto dopo che la Lega aveva messo sul tavolo il proprio pacchetto sicurezza, invocando sgomberi rapidi per tutti gli immobili occupati. Il testo del ddl, confermano fonti governative, recepisce la sollecitazione ma segue una strada autonoma rispetto al decreto Sicurezza, che aveva introdotto il reato di occupazione arbitraria dell’abitazione principale. In questo caso, non ci sarà una fattispecie penale, ma una procedura civilistica che consentirà al proprietario di ottenere la liberazione dell’immobile entro dieci giorni, come avviene per i morosi. «Sarà sufficiente l’attestato di proprietà per avviare l’esecuzione», spiegano fonti del dossier, sottolineando come l’obiettivo sia quello di evitare tempi morti e ostacoli procedurali.

A sparire del tutto sarà la notifica di preavviso di rilascio: non ci sarà più il passaggio dell’ufficiale giudiziario che avverte del giorno dell’esecuzione. Basterà l’atto di precetto con il termine di dieci giorni per adempiere. Dall’undicesimo giorno le procedure partiranno automaticamente, senza ulteriori formalità. Il ddl interviene anche su un altro aspetto molto sentito dai proprietari: lo smaltimento dei beni lasciati negli immobili. Gli oggetti presenti si considereranno abbandonati e il proprietario potrà gestirne la rimozione o la distruzione se non saranno ritirati entro trenta giorni dalla notifica dell’esecuzione.

Resta il cosiddetto termine di grazia per gli inquilini in difficoltà economica. Sarà ancora possibile chiedere al giudice un periodo aggiuntivo per saldare gli arretrati, ma con una stretta: la sanatoria non potrà essere concessa più di due volte in quattro anni, anziché tre come previsto oggi. Un irrigidimento che, secondo la maggioranza, punta a evitare abusi senza togliere tutele a chi vive condizioni di disagio reale.

Il provvedimento ha già scatenato forti polemiche. Le opposizioni temono che la riforma possa accentuare situazioni di marginalità, trasformandosi in una misura punitiva per le fasce più fragili. «Rischiamo una stretta repressiva», denunciano alcuni parlamentari. Di segno contrario la replica del centrodestra, che difende le nuove norme definendole uno strumento per «sbloccare immobili fermi da anni e ridare fiato al mercato». Per Fratelli d’Italia, che ha promosso la proposta originaria, «chi è davvero in difficoltà continuerà ad avere tutte le garanzie, ma non è più accettabile che i proprietari restino ostaggio di situazioni cristallizzate».

Il ddl si inserisce in un quadro più ampio del cosiddetto piano casa del governo, che punta da un lato alla tutela della proprietà privata e dall’altro a interventi per alloggi a prezzi calmierati destinati a chi vive condizioni economiche difficili. Una sfida complessa, considerando la scarsità di edilizia popolare e l’obsolescenza del patrimonio immobiliare esistente.

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