
Nuovi sviluppi nell’inchiesta per corruzione all’Agenzia delle Entrate

Si arricchisce di nuovi sviluppi l’inchiesta sulla presunta corruzione all’interno dell’Agenzia delle Entrate di Roma. Davanti al Gup, il procedimento che aveva già visto il patteggiamento di tre ex funzionari si è focalizzato ieri sulle richieste del pubblico ministero Carlo Villani, che ha chiesto il giudizio in abbreviato e le condanne per altri quattro dipendenti dell’ente governativo fiscale. I presunti illeciti contestati si sarebbero verificati tra maggio e dicembre del 2022.
La richiesta di pena più elevata è stata avanzata per Marco Crescenzi, per il quale il pm ha proposto sei anni e otto mesi di reclusione. È con lui che un altro degli indagati si lamenta, in un’intercettazione, del carico di lavoro irregolare da smaltire: pratiche da “aggiustare” in cambio di denaro, consentendo ai richiedenti di evitare code e di pagare direttamente ai funzionari somme inferiori rispetto a quelle dovute all’Agenzia.
Per Giorgia Zuccheri, 54 anni, la Procura ha chiesto una condanna a due anni e sei mesi. La dipendente dell’Agenzia, in cambio di 50 euro per ogni pratica, avrebbe registrato numerosi contratti di locazione per conto di un’intermediatrice immobiliare, saltando le procedure ordinarie e dispensandola dal presentarsi allo sportello.
Tra i dipendenti coinvolti figura anche Franco Maurizio Chiarappa, per il quale il pm Villani ha richiesto una condanna a un anno e otto mesi, con la sospensione della pena. Secondo l’accusa, Chiarappa si sarebbe «accontentato» di 20 euro per ogni pratica sbloccata relativa a contratti di locazione di appartamenti situati nel comune di Capena, appartenenti a un soggetto non ancora identificato dagli inquirenti. La cifra complessiva accertata in questo caso si aggirerebbe intorno agli 80 euro.
È stata invece chiesta l’assoluzione per Cristina Giagodi. Secondo gli inquirenti, la dipendente pubblica avrebbe aiutato uno dei tre funzionari che hanno già patteggiato la pena, Riccardo Cameo, a riscuotere il denaro che quest’ultimo aveva richiesto a un commercialista in cambio di “aggiustamenti” relativi ad alcuni avvisi bonari dell’Agenzia notificati ai suoi clienti. In un’intercettazione, Cameo, che ha patteggiato 4 anni e la restituzione del denaro percepito, chiedeva alla Giagodi di andare a recuperare una «gallina», termine in codice per indicare la somma di 100 euro. In un’altra occasione, la donna sarebbe stata incaricata di ricevere dallo stesso commercialista ulteriori 300 euro.
L’udienza di ieri aggiunge un tassello importante all’inchiesta, delineando ulteriormente i contorni di un presunto sistema di corruzione che avrebbe minato la regolarità delle procedure all’interno dell’Agenzia delle Entrate di Roma.