
Minacce al sindaco Gualtieri: cellulare trovato in carcere a Frosinone
Le indagini sulle minacce social al sindaco di Roma Roberto Gualtieri hanno portato i carabinieri fino al carcere di Frosinone, dove ieri mattina è stato trovato e sequestrato il cellulare da cui era stato pubblicato il messaggio intimidatorio. L’apparecchio era nella disponibilità di Silvio Hilicic, ritenuto appartenente al clan sinti Komorov, già al centro di indagini per legami con i Casamonica.
Il profilo “Silvio Silvietto”, dal quale venerdì era comparso il post minatorio, è stato subito collegato al detenuto. Nel messaggio, corredato da una foto con un fucile, compariva una frase inequivocabile: «Questo è per te, sindaco, e per la tua famiglia. Come ha buttato giù la nostra casa, io butterò la sua. Tempo al tempo. Lo Stato non mi fa paura». Il riferimento era al blitz di martedì scorso a Rocca Cencia, quando il primo cittadino aveva assistito alla demolizione di due villette abusive di via Arzachena, considerate una roccaforte del clan Hilicic-Komorov.
Durante la perquisizione nella casa circondariale, a dichiararsi proprietario del telefono è stato Dilan Braidich, fratello di Jhonny e compagno di cella di Hilicic. Gli investigatori sospettano che il dispositivo sia stato passato di mano dopo l’esplosione della notizia, nel tentativo di confondere le indagini. Ora la Procura di Frosinone aprirà un fascicolo per accertare come il telefono sia riuscito a superare i controlli del penitenziario e verificare eventuali responsabilità tra i detenuti coinvolti.
Il post era stato individuato per la prima volta sul profilo di una vicina di casa di Hilicic, dove erano stati pubblicati numerosi video del blitz delle ruspe e delle gru dei vigili del fuoco. Da lì, la Digos e i carabinieri hanno ricostruito la catena di condivisioni fino ad arrivare al vero autore. Venerdì sera, i militari avevano già eseguito perquisizioni a Valle Martella, dove la famiglia Komorov si è trasferita dopo l’abbattimento delle case abusive.
Il nome di Hilicic non è nuovo alle cronache giudiziarie: nel 2024, il clan era finito nel mirino degli investigatori dopo l’omicidio del 14enne Alexandru Ivan, ucciso a Borgata Finocchio in un regolamento di conti tra bande rivali. Anche la madre di Hilicic, appartenente alla famiglia Komorov e madre di 20 figli, si trova attualmente detenuta a Rebibbia.
Nonostante la gravità dell’episodio, per ora non è previsto un rafforzamento della scorta del sindaco Gualtieri, affidata alla Guardia di Finanza.
Intanto, da tutto il mondo politico e istituzionale sono arrivati messaggi di solidarietà bipartisan. «Solidarietà a Gualtieri, minacciato per aver fatto rispettare la legge. Nessuna intimidazione può fermare l’impegno per la legalità», ha scritto la ministra del Turismo Daniela Santanchè. Sulla stessa linea la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati: «Un gesto inaccettabile che offende le istituzioni e la democrazia. Piena fiducia nelle forze dell’ordine».
Durissimo il commento del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI): «Appartenere all’etnia Sinti non dà impunità. Roma non vuole più avere a che fare con questi criminali. Questa battaglia per ripulirla dalla criminalità la faremo insieme, destra e sinistra, senza pietà».
Anche i presidenti dei Municipi di Roma hanno espresso vicinanza al sindaco: «Saremo al suo fianco, certi che solo unendo le forze si costruisce una città più giusta e più forte».