
Migranti, l’Ue accoglie la linea italiana su rimpatri all’estero e Paesi sicuri
L’Unione Europea dà il primo via libera alla nuova stretta sulle politiche migratorie, inaugurando quella stagione di “soluzioni innovative” evocata dall’esecutivo von der Leyen. I ministri dell’Interno dei Ventisette hanno infatti approvato tre provvedimenti chiave che ridefiniscono il sistema dei rimpatri, ampliano la nozione di Paesi terzi sicuri e introducono meccanismi di sostegno concreto agli Stati di primo arrivo. Tra questi l’Italia, che da anni chiede un riequilibrio degli oneri. Il ministro Matteo Piantedosi ha parlato di «una svolta richiesta dal governo italiano», commentando l’intesa raggiunta.
Il nuovo orientamento europeo nasce dall’esigenza di superare un tasso di rimpatri effettivi sotto il 20 per cento e di contrastare un fenomeno migratorio sempre più complesso. La seduta di Bruxelles ha evidenziato una convergenza quasi totale tra gli Stati membri, con poche eccezioni su aspetti tecnici.
Il commissario europeo agli Affari interni, Magnus Brunner, ha riassunto così la filosofia della riforma: «Misure nell’interesse degli europei, perché siamo noi a decidere chi può restare e chi deve andare via». Il regolamento sui rimpatri introduce procedure investigative più severe, perquisizioni mirate, tempi più brevi per l’espulsione e divieti d’ingresso prolungati o persino indefiniti per soggetti ritenuti rischiosi per la sicurezza.
La novità più rilevante riguarda la possibilità per gli Stati membri di stipulare accordi con Paesi extra-Ue per aprire centri di rimpatrio all’estero, rilanciando il modello dei centri che l’Italia ha sperimentato in Albania. Piantedosi ha espresso l’intenzione di candidare ufficialmente quelle strutture come esempio europeo. Rimane invece irrisolto, almeno fino al 2028, il nodo del riconoscimento automatico dei decreti di rimpatrio, sul quale non si è raggiunta l’unanimità.
L’Ue ha poi approvato la sua prima lista comune dei Paesi di origine sicuri. Per chi proviene da Stati candidati all’adesione, o da Paesi come Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia, si applicheranno procedure accelerate, in particolare quelle di frontiera, con la presunzione che la domanda d’asilo abbia minori probabilità di essere accolta.
Infine, la riforma sul concetto di Paese terzo sicuro, approvata nonostante i no di Francia e Spagna, rende possibile delegare la valutazione delle domande d’asilo a Stati non-Ue, purché rispettosi dei diritti umani. Non sarà più necessario alcun legame tra richiedente e Paese terzo, e un eventuale ricorso non sospenderà l’espulsione. La misura, sostenuta da popolari e partiti di destra anche nel Parlamento europeo, apre a un ampio ventaglio di accordi bilaterali.
La riunione di Bruxelles ha rappresentato anche un primo test delle nuove regole sulla solidarietà obbligatoria. Dal giugno 2026 fino a fine anno, i Paesi considerati sotto pressione nei bienni 2024-2025 – Italia, Grecia, Spagna e Cipro – potranno beneficiare di ricollocamenti fino a 21 mila persone oppure di contributi finanziari fino a 420 milioni di euro. Saranno ammesse anche forme di sostegno materiale, come mezzi, equipaggiamento e personale specializzato.
Per accedere a questi benefici, l’Italia dovrà però adempiere alla gestione dei cosiddetti movimenti secondari, cioè i trasferimenti dei migranti arrivati sulle coste italiane e poi spostatisi in altri Stati membri dal giugno 2024. Secondo fonti europee, la maggior parte delle offerte da parte dei partner consisterà in contributi economici, ma saranno possibili anche compensazioni tra migranti da ricollocare e “dublinanti” da riprendere in carico.
Piantedosi ha rivendicato il ruolo dell’Italia nel costruire l’intesa, parlando di una collaborazione decisiva con Francia e Germania. Con Berlino, in particolare, Roma e Atene hanno concordato una moratoria temporanea che «azzera» fino al prossimo giugno i trasferimenti dei dublinanti. Da quel momento entrerà in vigore il Patto sulla migrazione, che secondo il ministro garantirà «il giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità».
M.M.