
Madonna di Trevignano: Gisella Cardia e il marito verso il processo per truffa

Potrebbe presto aprirsi un processo per truffa aggravata contro Gisella Cardia, al secolo Maria Giuseppa Scarpulla, e il marito Gianni. La procura di Civitavecchia ha chiuso le indagini sul caso della Madonna di Trevignano, fenomeno che per anni ha attirato centinaia di fedeli nel piccolo comune laziale. Secondo l’accusa, non vi sarebbe mai stata alcuna apparizione né miracolo, ma una messinscena creata ad arte per ottenere offerte dai devoti. La Cardia avrebbe «architettato e inscenato apparizioni, trasudazioni da una statuetta e da un quadro raffigurante il Cristo», si legge negli atti.
Al centro delle indagini, condotte dal perito Emiliano Giardina, le analisi genetiche sulle tracce rinvenute sulla statuetta della Madonna che, secondo i racconti della veggente, avrebbe pianto lacrime di sangue ogni terzo giorno del mese. Quattro i campioni esaminati – due sulle guance, uno sul volto e uno sulla veste – risultati compatibili con il Dna della stessa Cardia. Un dettaglio che, secondo la procura, smonta definitivamente la narrazione delle presunte apparizioni e dei messaggi mariani. I coniugi avrebbero trasformato la loro abitazione e un terreno a Trevignano in un luogo di culto, convincendo i fedeli della necessità di donazioni per finanziare l’associazione religiosa e per “evitare cataclismi e sciagure”.
Il giro d’affari emerso dalle indagini è rilevante: 365mila euro raccolti attraverso offerte e contributi regolari. La scintilla che ha acceso l’inchiesta è stata la denuncia di un ex adepto, Luigi Avella, che ha raccontato di aver donato tra il 2020 e il 2021 ben 123mila euro, oltre a un contributo mensile di 300 euro. «All’inizio ci credevo ciecamente, poi mi sono accorto che qualcosa non andava», ha dichiarato. La procura ritiene che i fedeli siano stati manipolati facendo leva sulla paura di eventi catastrofici e sulla promessa di protezione divina legata al culto.
La vicenda ha avuto un fortissimo risalto mediatico, con servizi televisivi, inchieste giornalistiche e dibattiti pubblici che hanno diviso l’opinione pubblica tra chi vedeva in Cardia una figura mistica e chi invece sospettava da tempo un inganno. Le immagini delle presunte lacrimazioni della statua hanno fatto il giro d’Italia, contribuendo a rendere Trevignano un punto di pellegrinaggio per molti fedeli. Ora che le indagini sono concluse, l’attenzione si sposta nelle aule di giustizia, dove i coniugi dovranno rispondere delle accuse. Un epilogo che rischia di trasformare un fenomeno religioso in uno dei casi giudiziari più discussi degli ultimi anni.
Sin dall’inizio del clamore, la Chiesa cattolica aveva mantenuto un atteggiamento prudente, evitando riconoscimenti ufficiali delle apparizioni e invitando i fedeli alla cautela. Diverse associazioni religiose e movimenti cattolici avevano espresso scetticismo, denunciando il rischio di manipolazioni della fede popolare. «Il discernimento della Chiesa è fondamentale per distinguere la devozione autentica da fenomeni che rischiano di sconfinare nella superstizione», hanno sottolineato alcune realtà associative. La vicenda ha così riacceso il dibattito più ampio sul rapporto tra religione e presunti miracoli, con l’esigenza di tutelare i fedeli da possibili abusi spirituali ed economici.