
L’Orient Express rinasce nelle officine di Colleferro
L’Orient Express era stato messo da parte per colpa dell’aereo. Oggi, nell’era della lentezza di lusso, torna sulle rotaie per prendersi una rivincita storica. A guidare la rinascita del treno più celebre del mondo è un ingegnere romano, Gianpaolo Pranzetti, che rimetterà in moto le officine di Colleferro, ferme da quattordici anni. Qui, una decina di vetture d’epoca torneranno a vivere, pronte a percorrere di nuovo l’itinerario Parigi–Costantinopoli. Un viaggio esclusivo: una sola notte nella carrozza Honour costa non meno di 33mila euro.
Il mondo del lusso non si è lasciato sfuggire la rinascita del mito. Negli anni, sul Venice-Simplon Orient Express – il treno gemello ancora in funzione dal 1883 – sono saliti Angelina Jolie, Madonna, Alberto di Monaco, oltre ai grandi nomi della finanza. Un proprietario di miniere di diamanti ha speso due milioni di euro solo per festeggiare un compleanno a bordo. Alla guida del rilancio c’è Bernard Arnault, numero uno di LVMH, che ha fiutato il ritorno della moda dei treni turistici e ha acquisito i marchi legati all’Orient Express. È stata proprio questa intuizione a portarlo alle porte di Roma.
La manutenzione e la tecnologia necessarie per trasformare vagoni del passato in suite viaggianti sono un’eccellenza italiana. Da quindici anni la MA Group di Pranzetti cura l’innovazione del Venice-Simplon Orient Express, installando comfort moderni come wi-fi, aria condizionata e bagni privati, contribuendo a far lievitare il valore commerciale dei biglietti, saliti da 2mila a 15mila euro a notte. Per rilanciare l’Orient Express originale, LVMH ha scelto proprio le officine ex Alstom di Colleferro, riconquistate e riattrezzate dalla MA Group. «È un onore ridare forma a un treno mitico, ma anche una gioia riaprire un’officina ferma dal 2010», racconta Pranzetti.
La commessa vale 200 milioni e darà lavoro a cento maestranze. Dentro i capannoni degli anni Novanta, che un tempo producevano due treni al mese, oggi prendono forma i prototipi delle nuove vetture: una carrozza letto, una ristorante e una bar. Sono ancora vuote, senza impianti, ma mostrano i processi che porteranno alla creazione delle carrozze definitive, ognuna delle quali costerà 12 milioni di euro. Le prime tre sono già sui binari interni: una “centoporte” che ricorda le atmosfere di Amici miei, una carrozza sabbiata color cioccolato bianco e una verniciata nel classico tono ferroviario del Novecento.
Una volta completate, le vetture verranno trasferite nell’area dei collaudi e infine nell’atelier estetico, dove designer francesi – sotto la guida dell’architetto Maxime D’Angeac – cureranno ogni dettaglio, dal legno al cristallo, dalle pelli pregiate agli inserti in oro ed ebano. Nel 2027 entreranno in servizio le prime dieci carrozze, in grado di trasportare una trentina di passeggeri facoltosi a una velocità di 80 km/h sulle linee tradizionali.
Sarà un viaggio nel tempo: lenzuola di seta, vini serviti «senza che una goccia cada fuori posto», come scriveva il corrispondente del Figaro nel 1883, e un senso di sicurezza e charme d’altri tempi. Non mancano le suggestioni cinematografiche: nel film di Wes Anderson Il treno per il Darjeeling un personaggio chiede: «Dice che il treno si è perso». E l’altro risponde: «Come fa a perdersi? Viaggia sulle rotaie».
Oggi quelle rotaie sono proprio quelle di Colleferro: un luogo che sembrava destinato all’oblio e che, grazie alla rinascita dell’Orient Express, torna finalmente a correre.