
L’Italia si mobilita per il bimbo palestinese scampato ai raid israeliani

Una nazione intera con il fiato sospeso per Adam Al-Najjar, 11 anni, l’unico raggio di luce scampato alla furia di un raid che a Khan Younis, nel cuore della Striscia di Gaza, ha sterminato i suoi nove fratelli. La sua storia, intrisa del dolore straziante della madre, la dottoressa Alaa, e del padre Hamdi, anch’egli medico e gravemente ferito, ha fatto il giro del mondo, innescando un’ondata di commozione e un’immediata chiamata alla solidarietà. L’appello disperato dello zio, affinché il nipotino potesse ricevere cure adeguate in Italia, non è caduto nel vuoto.
In una straordinaria corsa contro il tempo, ospedali, associazioni di medici, regioni e governo si sono attivati. Il Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, ha confermato l’impegno italiano: “Abbiamo già portato 130 bambini, in tutto 170 persone, e stiamo tentando di far venire in Italia il bimbo della dottoressa che ha perso nove figli“. Dalla Farnesina è giunta la conferma della piena disponibilità ad accogliere Adam, le cui condizioni sono definite gravissime. L’operazione, tuttavia, è complessa e subordinata al volere della famiglia e alla reale fattibilità del trasferimento da Khan Younis, epicentro di un conflitto che non concede tregua.
Mentre l’esecutivo ha dato il suo via libera, è scattata una vera e propria “gara” di solidarietà per individuare la struttura d’eccellenza più idonea. Il Ministero della Salute ha annunciato che l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è già pronto ad accogliere il piccolo Adam. Parallelamente, altre strutture ospedaliere della capitale si sono rese disponibili per offrire le necessarie cure al padre, anch’egli in gravi condizioni.
La mobilitazione ha attraversato l’intero Stivale. Dal Veneto, il presidente Luca Zaia ha dichiarato di aver messo in campo la Direzione Sanità e Sociale e la Direzione Relazioni Internazionali della Regione per “attivare tutte le procedure che consentano tempestivamente ad Adam di arrivare in Veneto per essere curato nella struttura più adatta alle sue necessità“. Un impegno ribadito con parole cariche di speranza: “Siamo pronti ad accendere un filo di speranza e umanità nella vita di un bambino vittima della guerra e di una famiglia provata da lutti e devastazione“. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, che ha annunciato di aver “immediatamente offerto la nostra disponibilità ad accoglierlo e curarlo qui, nel nuovo Centro ustioni dell’ospedale Niguarda” di Milano. L’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani (Aopi) ha fatto proprio l’impegno, con il presidente Rodolfo Conenna che ha sottolineato: “Nessun bambino deve essere privato del diritto alle cure, la loro salute è una priorità assoluta“.
Questa corsa per la vita si inserisce nel più ampio contesto dell’iniziativa “Food for Gaza”, volta a portare aiuti umanitari nella Striscia, e si aggiunge al trasferimento di altri bambini palestinesi gravemente malati negli ospedali italiani. La tragedia di Adam, con la sua casa rasa al suolo da un missile e la perdita dei suoi fratellini, di età compresa tra i sette mesi e i 12 anni, ha lasciato un segno profondo. Sua madre Alaa, pediatra all’ospedale “Nasser” di Khan Younis, dopo mesi passati a curare i figli degli altri, si trova ora a piangere la quasi totalità della sua famiglia.
La vita di Adam è appesa a un filo, unico sopravvissuto insieme al padre di una strage su cui l’esercito israeliano ha dichiarato di aver aperto un’indagine, motivando l’attacco con la presunta presenza di terroristi nell’edificio. Ma per ora, la verità più tangibile è quella del dolore di una famiglia spezzata, con un padre e un figlio che lottano tra la vita e la morte e una madre che affronta un lutto lancinante. L’Italia, con il cuore in mano, spera di poter offrire ad Adam non solo cure mediche, ma un futuro.