
Leone XIV ad Assisi: rinnovamento della Chiesa e ricambio dei vescovi
Il sogno di Leone XIV per la Chiesa italiana è chiaro: una comunità più aperta, meno ingessata, capace di stare tra la gente e ascoltarne la vita quotidiana. Una Chiesa che «accolga le domande, lenisca le sofferenze e condivida le speranze», come ha detto ieri il pontefice ad Assisi, nella sua prima uscita ufficiale nel Paese dopo l’elezione.
Il nuovo Papa immagina una struttura più snella, con diocesi meno frammentate e vescovi più giovani. E il primo passo sarà far rispettare l’età di pensionamento dei presuli, fissata a 75 anni ma spesso derogata. Lo ha ricordato con forza davanti ai circa 270 vescovi italiani, anticipando che questa semplice misura potrebbe portare in tempi rapidi a diversi cambi ai vertici di diocesi importanti. Tra quelle interessate ci sono Chieti, Assisi, Novara e Pompei; nella lista anche il cardinale Cantoni di Como. Nel 2026, poi, si annuncia un ricambio ben più ampio, con la diocesi di Milano – la più grande al mondo – destinata a rimanere vacante quando il suo arcivescovo Mario Delpini compirà 75 anni in agosto.
La giornata del Papa in Umbria è cominciata all’alba, in preghiera davanti alla tomba di san Francesco. Poi l’incontro, definito simbolico e programmatico, con l’episcopato italiano. Come Primate d’Italia, Leone XIV ha indicato la sua visione per una Chiesa capace di «camminare nei solchi della storia affrontando le emergenti sfide dell’evangelizzazione». Ma per riuscirci, ha sottolineato, è indispensabile un rinnovamento costante. «Bisogna evitare che l’inerzia rallenti i necessari cambiamenti», ha detto, ricordando l’invito di Papa Francesco a «imparare a congedarsi», cioè a lasciare l’incarico quando è tempo, senza attaccarsi alla poltrona.
Il quadro che il pontefice si trova di fronte è complesso: un’Italia sempre più secolarizzata, con un sensibile calo di matrimoni religiosi, battesimi e partecipazione alla vita ecclesiale. Il cardinale Zuppi ha parlato di declino della cristianità, pur distinguendolo da quello del cristianesimo, che non considera in crisi. Leone XIV ritiene cruciale mantenere l’unità interna, evitando polarizzazioni, e al tempo stesso rinnovare strutture e metodi pastorali.
Il suo discorso, molto articolato, si è allargato all’idea di una Chiesa capace di promuovere un umanesimo integrale. Una Chiesa che valorizzi la vita, rispetti il creato e intervenga nel dibattito pubblico con una presenza profetica a favore della legalità e della solidarietà. «Serve un senso dell’umano che esalti il valore della vita e la cura di ogni creatura», ha ribadito il Papa.
La platea ha ascoltato in silenzio, alcuni vescovi hanno preso appunti. Nessun dibattito, nessuna replica: Leone XIV ha chiuso l’incontro con un invito semplice ma impegnativo, quasi un manifesto del suo pontificato. Ripartire dai fondamentali, dall’annuncio di Cristo, e farlo conoscere agli italiani in ogni ambito della vita quotidiana. Un compito che il pontefice non nasconde essere difficile, ma che considera indispensabile per il futuro della Chiesa nel Paese.