
L’appello di Mattarella ai “Paesi amici” per la verità sulla strage di Ustica

A 45 anni dalla tragedia di Ustica, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato parole forti, che risuonano come un appello accorato alla comunità internazionale: «La Repubblica non abbandona la ricerca della verità», ha affermato, sottolineando la necessità di una «collaborazione da parte di tutti, anche dei Paesi amici», come Francia e Stati Uniti, spesso indicati come possibili attori coinvolti in quello che fu definito un «vero e proprio atto di guerra». La sera del 27 giugno 1980, il DC9 Itavia precipitava al largo di Ustica: morirono 81 persone, tra passeggeri ed equipaggio. Una tragedia ancora senza colpevoli certi, offuscata da depistaggi, silenzi e bugie.
Negli anni, la giustizia italiana ha vagliato varie piste: da una bomba a bordo, all’ipotesi del missile lanciato durante un’esercitazione NATO. Tra gli elementi più inquietanti, il ritrovamento, il 18 luglio 1980, del relitto di un Mig-23 libico sui monti della Sila, forse precipitato quella stessa notte. Sulla carlinga, secondo gli inquirenti, furono rinvenute tracce di un missile compatibile con le esercitazioni aeronavali in corso nei cieli di Ustica. Un pilota testimone parlò di un convoglio militare nel Tirreno, con portaerei americane e francesi, e un ex militare italiano consegnò fotografie che mostrerebbero caccia in volo.
Nel 2023, l’ex premier Giuliano Amato ha rilanciato la tesi di un missile francese lanciato per colpire Mu’ammar Gheddafi, allora in volo su un Mig. Secondo Amato, «fu una trappola per uccidere il leader libico, che però fu avvertito da Craxi e riuscì a salvarsi». Se questa ricostruzione fosse vera, il DC9 Itavia sarebbe stato colpito per errore o coinvolto in una manovra di schermatura del Mig.
Nel marzo 2025, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta nel 2008 dopo le rivelazioni dell’allora presidente Cossiga. Nonostante le rogatorie internazionali e numerose testimonianze, non è stato possibile identificare con certezza la nazionalità dei caccia in volo quella notte. La decisione definitiva del gip è attesa per novembre. Dura la reazione di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime: «La magistratura non ha avuto collaborazione. Se non può fare giustizia, deve riuscirci la politica». Bonfietti ha ricordato che la sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore del 1999 già parlava chiaramente di un «abbattimento all’interno di un episodio di guerra aerea».
La strage di Ustica, con le sue 81 vittime e un intreccio di responsabilità che va oltre i confini italiani, resta una ferita aperta. Una pagina oscura che, come ha detto Mattarella, «è parte del tessuto stesso della democrazia e merita giustizia».