
Lagarde elogia l’Italia: “Bene sui conti pubblici, vicino il 3% di deficit”

L’Italia non è più il malato d’Europa dello spread come nell’estate del 2011, quando la lettera di Jean-Claude Trichet a Palazzo Chigi chiedeva drastiche correzioni di bilancio al governo Berlusconi, innescando di fatto la crisi che portò al Governo Monti e a dieci anni di instabilità e di esecutivi traballanti, frutto di accordi post-elettorali altrimenti detti “inciuci”. Allora con una definizione spregiativa ed anche oltraggiosa, il nostro Paese era inserito dagli operatori finanziari nel gruppo dei Piigs (dalla voluta assonanza col termine inglese pigs, ossia maiali), con Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda. Oggi, a distanza di oltre dieci anni, il nostro Paese viene portato come modello dalla Banca centrale europea. I rapporti si sono ribaltati ed oggi i Paesi che una volta guardavano con malcelato disprezzo l’Italia, ovvero Francia e Germania, attraversano una crisi economica e sociale di non semplice soluzione.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha riconosciuto i progressi compiuti: «L’Italia, in termini di bilancio, oggi fa sforzi molto seri e probabilmente arriverà presto all’obiettivo del 3% di deficit». Lagarde ha sottolineato l’importanza della disciplina sui conti pubblici, necessaria per garantire credibilità ai mercati e sostenibilità del debito: «Bisogna dimostrare di avere un debito sostenibile e credibile per sostenere le attività dello Stato e delle amministrazioni locali».
Le sue parole arrivano all’indomani delle tensioni tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro francese François Bayrou, che ha accusato l’Italia di praticare dumping fiscale. Un’accusa respinta da Roma, mentre la Bce guarda proprio al nostro Paese come esempio di rigore finanziario.
Uno dei segnali più incoraggianti riguarda lo spread. Se già da mesi i rendimenti italiani a due e cinque anni erano inferiori a quelli francesi, nelle ultime settimane anche il divario sui titoli decennali si è ridotto. Ieri lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso a 86 punti base, ben distante dai 251 punti del settembre 2022, quando il governo Meloni si era appena insediato. A metà agosto era addirittura sceso a 76. Una stabilità che riflette, secondo gli analisti, la tenuta dei conti pubblici impressa dal ministero dell’Economia.
Entro il 20 settembre arriverà l’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche: in quella sede si capirà se l’Italia potrà scendere sotto la soglia del 3% di deficit già nel 2025, con un anno di anticipo rispetto alle previsioni del Def (3,3%). Un risultato che consentirebbe al nostro Paese di uscire dalla procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo aperta da Bruxelles.
Intanto il Tesoro si prepara a collocare fino a 5 miliardi di euro tramite sindacato con un nuovo Btp benchmark a 30 anni e un Btp a 7 anni, un test ulteriore della fiducia dei mercati sulla solidità del debito italiano.