
La prova del DNA inchioda Kaufmann: ha ucciso lui Anastasia

La scena del crimine era tanto nitida quanto spaventosa. Nascosti in un telo di plastica nera, i corpi senza vita di Anastasia Trofimova, 28 anni, e della figlioletta Andromeda, di appena 11 mesi, furono ritrovati il 7 giugno scorso nel parco di Villa Doria Pamphilj. Oggi, a poco più di un mese, l’uomo accusato del duplice omicidio, Charles Francis Kaufmann, 46enne statunitense, fa ritorno a Roma, estradato dalla Grecia dove si era rifugiato.
A incastrarlo è una mole crescente di prove biologiche e testimonianze. Su diversi reperti trovati vicino ai cadaveri – sacco a pelo, piumone, indumenti femminili, pannolini – sono state isolate tracce di DNA maschile, che coincidono per metà con il profilo genetico della piccola Andromeda. Una conferma indiretta ma scientificamente fondata: “quel DNA appartiene al padre della bambina”, hanno spiegato fonti investigative.
Gli esiti degli esami istologici sono ancora attesi per definire con precisione la causa di morte della donna, ma intanto il materiale raccolto racconta una verità già devastante. Le tracce biologiche – sangue, saliva – trovate su oggetti a contatto con i corpi sono compatibili con il profilo genetico di Andromeda e, di conseguenza, con quello del padre: Kaufmann. L’uomo aveva già ammesso più volte di essere il padre della bambina. Il 20 maggio, fermato in piazza Campo de’ Fiori, aveva detto agli agenti: “Sono mia moglie e mia figlia”. Un copione ripetuto il 5 giugno in via di Torre Argentina, quando una passante lo segnalò dopo averlo visto bere vino e lasciare la neonata sopra un motorino.
A rafforzare il quadro accusatorio, anche la testimonianza dei genitori di Anastasia, arrivati a Roma pochi giorni fa. Secondo quanto riferito, la figlia era caduta nelle mani di un uomo dalla personalità disturbata, incontrato durante una vacanza a Malta. Dopo una relazione segnata da prevaricazione, isolamento e paura, Anastasia era rimasta incinta, aveva partorito in casa e, con la neonata, era sbarcata clandestinamente a Roma assieme a Kaufmann. “Le aveva tolto telefono e documenti, la teneva sotto controllo costante. Ma lei non ha mai denunciato”, hanno raccontato i genitori. Una dinamica di violenza psicologica e controllo ossessivo che si è trasformata in tragedia. Secondo quanto emerso, in passato l’uomo avrebbe aggredito anche il fratello, episodio che gli costò l’allontanamento dalla sua famiglia d’origine.
Kaufmann è accusato di duplice omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Il suo interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari potrebbe svolgersi già nelle prossime ore. In Grecia si era avvalso della facoltà di non rispondere, e potrebbe fare lo stesso oggi. Ma il quadro probatorio è, come spiegano gli inquirenti, “blindato”. Un’eventuale confessione non cambierebbe l’atrocità dei fatti, ma aiuterebbe a comprendere la dinamica di un crimine che ha sconvolto l’opinione pubblica e lasciato un segno indelebile nel cuore della Capitale.