
La CEI attacca il Governo sull’8×1000: “Così danneggia la Chiesa”

Cresce la tensione tra la Conferenza Episcopale Italiana e il governo guidato da Giorgia Meloni, dopo la decisione dell’esecutivo di introdurre una nuova finalità per l’utilizzo della quota dell’otto per mille destinata allo Stato. La critica arriva direttamente dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, che in un intervento a Bologna, in occasione del convegno “1985-2025 – Quarant’anni di sostentamento del clero”, ha espresso tutta la sua contrarietà per la mancanza di concertazione. «Esprimo delusione per la scelta del governo di modificare in modo unilaterale le finalità e le modalità di attribuzione dell’otto per mille di pertinenza dello Stato», ha dichiarato Zuppi, parlando di una decisione che «sfalsa la logica dell’accordo e danneggia la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose».
Alla base del malumore c’è l’introduzione nel 2023 da parte dell’esecutivo Meloni di una sesta opzione di destinazione, quella relativa al sostegno alle comunità di recupero dalle tossicodipendenze, accanto alle già esistenti finalità come la lotta alla fame nel mondo o la tutela del patrimonio culturale. Una modifica che, secondo la Cei, è stata fatta senza il necessario confronto previsto dallo spirito dell’accordo pattizio firmato nel 1985 con la legge n. 222. Zuppi ha evidenziato che le risorse provenienti dall’otto per mille permettono alla Chiesa di intervenire concretamente nel sociale, sostenendo progetti di contrasto alla povertà e all’emarginazione. «Restiamo comunque fiduciosi nella composizione del contenzioso, nel rispetto delle finalità originarie dell’otto per mille», ha aggiunto il porporato, rilanciando il dialogo ma ribadendo la gravità della decisione.
Il tema si intreccia anche con l’espansione del pluralismo religioso in Italia. Nel febbraio 2025 è stata approvata l’intesa con la Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, che rappresenta la più ampia comunità straniera residente nel Paese (oltre il 20% secondo Istat 2023). L’accordo amplia ulteriormente il numero delle confessioni firmatarie, accentuando la necessità di parità di trattamento tra Stato e fedi religiose. Zuppi ha ribadito che «non si cercano privilegi, ma il riconoscimento dei diritti», sottolineando come l’eventuale riduzione dei fondi alla Chiesa si tradurrebbe in minori servizi per i più fragili, in particolare tramite le Caritas e le strutture parrocchiali che, a suo dire, «sorreggono il tessuto sociale del Paese».
In risposta alle parole di Zuppi, Palazzo Chigi ha scelto di non replicare pubblicamente, ma fonti interne ricordano che modifiche all’otto per mille erano già state introdotte nella scorsa legislatura, nel 2019, con il secondo governo Conte. Intanto, le opposizioni si schierano con l’episcopato, con Matteo Renzi in testa. Il dibattito resta aperto, con lo scontro tra solidarietà ecclesiale e priorità statali destinato a proseguire nei prossimi mesi.