
Istat, occupazione record in Italia: cresce il lavoro stabile, calano i precari

L’Italia tocca un massimo storico nel tasso di occupazione: 62,7%. Un risultato che, secondo l’ultima rilevazione Istat, non si registrava da almeno vent’anni. Gli occupati nel primo trimestre del 2025 sono saliti a 24,2 milioni, con 141mila posti in più tra gennaio e marzo, e 432mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A trainare il dato è stato l’aumento delle assunzioni a tempo indeterminato, ben 143mila solo nell’ultimo trimestre, mentre i contratti a termine scendono di 20mila.
«Da quando siamo al governo, sono stati creati più di un milione di posti di lavoro. Berlusconi sarebbe fiero di noi», ha dichiarato la premier Giorgia Meloni, che ha esultato anche per il record nell’occupazione femminile, sottolineando come «colmare il divario di genere significhi migliorare il tasso generale. Ed è una bella risposta a certe polemiche strumentali a cui abbiamo assistito in questi anni». Il presidente del Consiglio ha poi puntualizzato: “Come ho spiegato tante volte, il Governo non crea posti di lavoro, sono gli imprenditori a farlo: il nostro compito è quello di creare le condizioni perchè l’economia cresca e per farlo sono fondamentali la stabilità dell’esecutivo e la serietà nella gestione dei conti pubblici”.
La dinamica positiva coinvolge sia uomini che donne, soprattutto nel Centro e nel Nord, mentre resta stabile nel Mezzogiorno e tra gli under 35. Parallelamente, cala il numero degli inattivi, sceso del 1,3% (-157mila unità), mentre il tasso di disoccupazione si mantiene al 6,1%, con 1,758 milioni di persone in cerca di lavoro.
Il dato conferma un miglioramento strutturale del mercato occupazionale, trainato anche dai rinnovi contrattuali che hanno portato a un aumento medio delle retribuzioni dell’1,3% nel trimestre e del 4,1% su base annua. Tuttavia, le imprese fanno i conti con un aumento del costo del lavoro complessivo dell’1,5% nel trimestre e del 4,6% su base annua, anche a causa del venir meno di alcune agevolazioni contributive.
Nel panorama delle strategie per cercare lavoro, secondo l’Istat, prevale ancora il metodo tradizionale: il 73,6% dei disoccupati si affida a parenti e conoscenti, seguito dall’invio del curriculum (71,4%), dalla consultazione di offerte online (56,3%) e dalle inserzioni (38,6%). Solo il 34,6% si rivolge ai centri per l’impiego pubblici, mentre le agenzie interinali vengono scelte nel 17,7% dei casi.
Il clima resta positivo anche sul fronte della cassa integrazione, che registra una lieve flessione, così come i posti vacanti, in calo dell’1,9%. Tuttavia, segnala Confcommercio, permane la difficoltà nel reperire personale specializzato, soprattutto nel commercio e nella ristorazione: mancano macellai, gastronomi, camerieri di sala e commessi professionali.
L’inflazione, misurata con l’indice IPCA al netto dell’energia, è stimata all’1,3% per il 2024, in crescita al 2% nel 2025. Un livello che, secondo i sindacati, «non basta a colmare la perdita di potere d’acquisto». Sul fronte contrattuale, i metalmeccanici hanno ottenuto un aumento salariale di 27,70 euro per il livello C3, come ha sottolineato Rocco Palombella della Uilm.
In sintesi, il quadro fornito dall’Istat evidenzia segnali di consolidamento occupazionale, riduzione del precariato e crescita delle retribuzioni. Un trend incoraggiante, anche se restano divari territoriali e generazionali su cui intervenire.