
Indagini sulla tragedia di Monteverde, testimonianze discordanti
Le ultime chat, gli audio inviati e ricevuti, le fotografie scambiate nelle ore precedenti alla tragedia. È tutto contenuto nei cellulari di Leonardo Fiorini, il 27enne precipitato dal balcone di un bed and breakfast a Monteverde, e di David Stojanovic, l’amico che era con lui quella sera e che al momento è l’unico indagato per l’ipotesi di omicidio volontario. Materiale che gli inquirenti stanno analizzando per ricostruire cosa sia realmente accaduto nel terzo piano di via Calepodio, dove il giovane è morto dopo essere caduto nel vuoto. Il gip, per ora, ha ritenuto «insufficienti» gli elementi a carico di Stojanovic, negando gli arresti domiciliari e lasciando quindi ancora la porta all’ipotesi del suicidio.
Alcuni messaggi della vittima hanno sollevato interrogativi. «Raggiungimi che facciamo una seratina», avrebbe scritto Leonardo poco dopo aver affittato la stanza. L’espressione, accompagnata da alcune emoticon, ha fatto ipotizzare agli investigatori che i due potessero consumare stupefacenti. Stojanovic, però, interrogato due giorni fa dal gip, ha respinto ogni interpretazione ambigua: «Era il nostro linguaggio abituale, parlavamo così tra amici». Anche la famiglia della vittima e altri conoscenti hanno confermato la natura confidenziale di quel modo di comunicare. L’indagato ha ammesso solo che quella sera avevano «fumato una canna», circostanza risultata anche dal drug test.
Un nodo centrale dell’indagine riguarda le testimonianze dei vicini. Diversi residenti affacciati sui balconi hanno assistito agli ultimi istanti di vita di Fiorini, ma i racconti sono discordanti. Una coppia che abita di fronte sostiene di aver visto Stojanovic spingere l’amico e poi afferrarlo per una gamba dopo essersi accorto della loro presenza. Altre persone, invece, riferiscono l’esatto opposto: l’indagato avrebbe tentato disperatamente di evitare che la vittima si gettasse. Il gip, nella sua ordinanza, evidenzia che le testimonianze «sono tutte concordi nel riferire che l’indagato ha trattenuto Fiorini per una gamba per impedirne la caduta», ma restano «contraddittorie su cosa sia avvenuto pochi minuti prima».
L’appartamento, trovato a soqquadro dai carabinieri, sembra raccontare una scena concitata: televisore divelto, letto disfatto, abiti sparsi ovunque. Una dinamica che Stojanovic ha provato a spiegare nella sua versione dei fatti resa al pm Francesco Saverio Musolino. «Avevamo cenato, visto un film, e poi Leo ha detto che non si sentiva bene», avrebbe dichiarato l’indagato. Secondo il suo racconto, la vittima avrebbe avuto una sorta di crisi: «Diceva frasi sconnesse, si prendeva a schiaffi, si è strappato i vestiti, mi ha colpito con dei pugni. Sembrava posseduto». Un episodio che, a suo dire, sarebbe durato quasi un’ora.
Il momento decisivo sarebbe arrivato all’improvviso. «Si è lanciato verso il balcone dicendo che voleva buttarsi», ha riferito ancora Stojanovic. L’amico sarebbe poi salito a cavallo del parapetto, mentre lui tentava di trattenerlo per una gamba, chiedendo aiuto ai vicini perché non riusciva più a sorreggerlo. «Voglio cadere giù, lasciami andare», avrebbe urlato Fiorini, secondo quanto riportato dal gip. Poi la caduta nel vuoto, davanti agli occhi dei residenti.
Sarà ora compito degli inquirenti chiarire se si sia trattato di un gesto volontario, di un incidente o di un omicidio. Nuovi accertamenti, perizie e ulteriori audizioni dei testimoni saranno decisive per stabilire la verità.
M.M.