
Il Papa lancia l’allarme sul futuro del cinema: «Un’arte in pericolo»
Il cinema compie 130 anni ma attraversa uno dei momenti più difficili della sua storia. A riconoscerlo apertamente è stato Papa Leone XIV, che durante l’incontro giubilare dedicato ai cineasti ha lanciato un allarme globale sul futuro della settima arte. «Non sono in pochi a dire che l’arte del cinema e l’esperienza cinematografica sono in pericolo», ha esordito il Pontefice davanti a una platea di attori e registi arrivati da tutto il mondo. Il Papa americano ha invitato istituzioni e governi a non rassegnarsi e «a cooperare per affermare il valore sociale e culturale di questa attività».
L’intervento ha toccato il cuore dei presenti, che hanno salutato con un applauso spontaneo le sue parole. Anche in politica il messaggio ha trovato eco: Matteo Orfini (Pd) ha chiesto lo sblocco dei fondi per il settore, mentre la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni ha replicato che il governo «sta già investendo». Ma i numeri restano impietosi: la crisi degli ultimi dieci anni è stata segnata dalla chiusura di sale, dalla trasformazione dei modelli produttivi e distributivi e dalla crescente supremazia delle piattaforme di streaming.
Leone XIV ha parlato senza filtri, mettendo in guardia dalla «logica dell’algoritmo che tende a ripetere ciò che funziona», nemica dell’arte che invece apre al possibile, sorprende e allarga l’anima. Per il Pontefice, cinema e teatri sono «cuori pulsanti dei territori», spazi che umanizzano le città e che rischiano oggi un’erosione inesorabile. Un richiamo che nasce anche dalla sua esperienza personale: alcuni giorni fa ha confidato di amare profondamente il cinema, citando tra i suoi film del cuore La vita è bella di Benigni e La vita è meravigliosa di Capra. Entrare in sala per lui è come varcare una soglia dove «nel buio e nel silenzio il cuore si lascia raggiungere e la mente si apre a ciò che non aveva immaginato».
In Sala Clementina erano presenti alcuni dei nomi più importanti del panorama internazionale: Spike Lee, Emir Kusturica, Liliana Cavani, Giuseppe Tornatore, Ferzan Ozpetek, Cate Blanchett, Monica Bellucci, Viggo Mortensen, Cristian De Sica, Stefania Sandrelli, Gianni Amelio e molti altri. Spike Lee ha persino donato al Papa una maglia NBA con la scritta “Leo 14”. Durante il baciamano, c’è chi ha regalato fotografie, chi ha chiesto una benedizione e chi ha portato un clapperboard da set.
Il Papa ha definito il cinema «un’arte giovane, sognatrice e un po’ irrequieta, ma capace di mettere in movimento la speranza». Ha messo in guardia dalle omologazioni del digitale ricordando che «la bellezza non è solo evasione, ma soprattutto invocazione» e ha esortato i cineasti a essere «pellegrini dell’immaginazione, narratori di speranza, messaggeri di umanità».
La riflessione conclusiva è stata un inno al carattere comunitario della creazione cinematografica, «una casa per chi cerca senso, un linguaggio di pace». Leone XIV ha ringraziato uno per uno i lavoratori del settore: montatori, truccatori, tecnici del suono, costumisti, producer. «Spero di non aver dimenticato nessuno», ha detto sorridendo.
Tra i presenti, il giovane attore Jacopo Olmo Antinori ha sintetizzato l’umore della platea: «Senza il cinema e le sale cinematografiche la perdita non è solo per noi attori, ma riguarda tutti: rappresentano una barriera alla povertà culturale che avanza».