
I comitati “No stadio” contro l’impianto della Roma a Pietralata

Si è concluso con una battuta d’arresto il primo tentativo della Roma di avviare le operazioni preliminari per la costruzione del suo nuovo stadio a Pietralata. L’arrivo di camion e operai, destinati a iniziare la recinzione delle aree per le successive indagini archeologiche richieste dalla Soprintendenza, è stato ostacolato dalla ferma opposizione dei comitati “No stadio”.
La scena si è svolta in via degli Aromi, dove la Roma si è presentata con l’intenzione di dare il via alle analisi archeologiche su un terreno per il quale il Comune aveva dato il via libera agli scavi. Sul posto erano presenti vigili urbani, polizia e un tecnico dell’assessorato all’Ambiente del Comune. A fronteggiarli, una sessantina di manifestanti dei comitati “no stadio”, supportati da esponenti politici del M5S e di Avs, oltre a bandiere di Potere al Popolo e Rifondazione Comunista. Tra gli slogan, risuonavano accenti del nord Italia, eco delle proteste No Tav.
Sin da subito è apparso chiaro che non sarebbe stata una mattinata semplice. I comitati avevano deciso di alzare il livello dello scontro, bloccando fisicamente l’accesso all’area con tattiche simili a quelle utilizzate nelle proteste contro l’alta velocità. Gli operai, giunti sul posto, sono rimasti in attesa per ore. Il loro compito iniziale era circoscritto alle cosiddette aree “bianche”, zone dove neanche i periti dei comitati avevano identificato la presenza di un possibile bosco – di fatto, la quasi totalità dell’area, ad eccezione di un ettaro e mezzo al centro di una disputa peritale.
Ma per i comitati e i loro sostenitori, nessuna autorizzazione sembrava sufficiente. Per minuti interminabili, ostacolando anche il lavoro della stampa, i manifestanti hanno eretto un blocco, impedendo l’accesso. Alle richieste di mostrare le autorizzazioni, seguiva la pretesa dell’arrivo dei Carabinieri forestali. Anche l’intervento dei forestali non ha sbloccato la situazione, con le autorizzazioni regolarmente presentate. Il tentativo della polizia di mediare si è scontrato con la decisa opposizione dei manifestanti, alcuni dei quali si sono sdraiati a terra, mettendo in pratica tecniche di ostruzionismo apprese dalle proteste No Tav.
La tensione è salita rapidamente. Le forze dell’ordine hanno tentato di spostare i manifestanti per consentire il passaggio dei due camion, scatenando parapiglia, tafferugli, spinte e controspinte. Una donna è rimasta ferita, rendendo necessario l’intervento di un’ambulanza.
A quel punto, dalla società giallorossa è partita una consultazione telefonica che ha portato alla decisione di far retrocedere i camion. Nel pomeriggio, la Questura ha diffuso una nota, spiegando come i manifestanti avessero occupato la sede stradale, impedendo l’accesso ai tecnici, e come le forze di polizia avessero formato un cordone nel tentativo di arginare il blocco, senza utilizzare scudi o altre dotazioni. Nonostante la possibilità di accedere all’area di lavoro fosse stata comunicata, i dipendenti della società incaricata hanno spontaneamente deciso di rinviare l’accesso.
Nonostante questo primo intoppo, i sondaggi archeologici restano un passaggio cruciale per la prosecuzione del progetto e verranno riprogrammati, con una diversa gestione dell’accesso.
L’episodio ha immediatamente scatenato reazioni politiche. Dalla frangia di sinistra della coalizione di Gualtieri (Avs) e dal M5S sono giunte le consuete richieste di sospensione e rinvio del progetto, invocando un ulteriore confronto dopo il lungo dibattito pubblico già svoltosi. Si riaffaccia così quella parte della politica che sembra fare leva sul “no” a qualsiasi opera pubblica in cerca di consenso.
Fonti del Comune hanno fatto sapere che Palazzo Senatorio «conferma la piena disponibilità al confronto con i comitati – peraltro già avvenuto in occasione del Dibattito pubblico – ma si ribadisce la piena e ferma determinazione a far proseguire le attività di indagine, secondo l’iter già definito e autorizzato».
La risposta del Campidoglio è giunta anche tramite una nota dell’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, che ha sottolineato la necessità che i sondaggi archeologici si svolgano nel pieno rispetto della normativa vigente, definendo inaccettabile che un’attività autorizzata possa essere impedita da iniziative estemporanee. Veloccia ha auspicato che prevalgano il rispetto delle regole e il senso di responsabilità, pur riconoscendo la legittimità del dissenso, ma non l’ostacolo ad attività lecite. Anche l’assessore allo Sport, Alessandro Onorato, ha espresso preoccupazione per una città “morta” in passato a causa dei “no”, invocando dialogo e confronto. Carlo Calenda (Azione) ha invece sollecitato a procedere spediti, con il suo partito che ha definito il blocco dei lavori un ostacolo allo sviluppo della città e la perdita di un’importante opportunità.