
Guerra dei dazi USA, Italia e Francia in pressing per salvare vino e bollicine

La guerra dei dazi americani continua a preoccupare il settore agroalimentare europeo, in particolare quello vinicolo italiano. La recente decisione di una Corte d’Appello federale di bloccare i balzelli voluti da Donald Trump ha acceso una speranza, ma a Bruxelles prevale lo scetticismo: la convinzione è che la Corte Suprema finirà per dare ragione all’ex presidente, ribaltando lo stop giudiziario e confermando i rialzi doganali.
In questo scenario, Italia e Francia hanno deciso di fare fronte comune. L’obiettivo è inserire vini, champagne e spumanti nella lista dei cosiddetti “miracolati”, ossia i prodotti esentati dai dazi. Una fonte diplomatica spiega: «Alla fine, con il doppio pressing, il risultato lo portiamo a casa. È un ottimismo che si regge comunque su segnali concreti». Le trattative sono serrate e l’asse Roma-Parigi spinge per un accordo entro fine anno, anche se la misura di esenzione potrebbe arrivare soltanto a inizio 2026.
Il nodo cruciale resta la sostenibilità economica per i produttori italiani, soprattutto per le etichette di fascia media. Se i grandi vini come Brunello di Montalcino e Amarone possono assorbire i rincari, le bottiglie dal prezzo più accessibile rischiano di non reggere aumenti di 5-6 dollari al pezzo. Gli operatori parlano già di un possibile calo delle vendite tra il 5% e il 7% negli Stati Uniti, mercato che rappresenta il principale sbocco estero per il vino italiano. In termini assoluti, la perdita stimata varia tra i 300 e i 400 milioni di euro.
Il pericolo non riguarda soltanto il vino. Anche olio d’oliva, salumi e formaggi freschi rischiano forti contraccolpi. Se Parmigiano Reggiano e Grana Padano hanno visto ridursi i dazi dal 25 al 15%, rafforzando le esportazioni, altri prodotti più delicati come mozzarella e crescenza potrebbero non reggere la concorrenza. Stesso discorso per l’olio e i salumi di fascia media, particolarmente amati dai consumatori americani. Come sottolineano fonti vicine al dossier, «ogni mese in più significa fatturato in fumo».
Il futuro resta incerto e il ruolo decisivo sarà nelle mani del segretario al Commercio americano Howard Lutnick, che dovrà decidere chi entrerà nella lista dei prodotti esentati. Intanto la Farnesina assicura il proprio impegno, promettendo agli imprenditori italiani di non abbassare la guardia.