
Gualtieri ad Atreju: il Modello Roma diventa laboratorio politico
Nei giardini di Castel Sant’Angelo, luogo storicamente legato a conflitti e prigionie eccellenti, va in scena un’immagine inattesa della politica italiana: il sindaco Roberto Gualtieri accolto con rispetto e applausi alla festa di Fratelli d’Italia. A pochi passi da Piazza Pia, simbolo dell’intesa tra Palazzo Chigi e Campidoglio per il Giubileo, Gualtieri entra ad Atreju accompagnato da Giovanni Donzelli e da diversi esponenti meloniani. Un gesto di cordialità che riflette un clima nuovo, lo stesso che il sindaco descrive con una battuta dal sapore autobiografico: «Bravi, questa è una bella festa popolare. Io a sette anni vendevo coccarde alle Feste dell’Unità e amo assai il valore dei ritrovi di partito». Parole che raccontano la possibilità di un dialogo oltre le vecchie barriere identitarie.
Il contesto è quello di un’inedita collaborazione tra amministrazioni di colore opposto, inaugurata con i lavori per il Giubileo e ormai riconosciuta come “Modello Roma”. Per Gualtieri, che cita il periodo in cui era ministro dell’Economia, si tratta di un cambio profondo: «Roma non compariva mai nelle leggi di bilancio, gli emendamenti erano tutti per il Nord. Adesso, invece, sia noi sia voi avanziamo richieste per Roma e per l’Italia centrale». La prospettiva si riflette anche sulle attuali misure fiscali: il sindaco si dice disponibile a discutere l’abbassamento dell’Irpef per i romani, proposta avanzata da FdI. Sul tavolo ci sono due emendamenti bipartisan già sottoscritti da tutte le forze politiche: uno sul rientro dal commissariamento del debito storico della Capitale, l’altro sul fondo sociale.
Intorno, Atreju si presenta come una festa molto diversa dal passato: nessun simbolo di partito, pochissimi riferimenti identitari, una cornice che punta a un nazional-popolare inclusivo, con ospiti del mondo dello spettacolo e dello sport. Un clima che ha reso naturale l’intervento del sindaco e la sua visione di una politica «non divisiva ma fattiva».
La presenza del sindaco a una festa di partito della destra non è passata inosservata nel campo progressista. Da una parte c’è la sinistra romana che contesta il Modello Giubileo e non vede di buon occhio la partecipazione ai rituali politici dell’avversario, come dimostrano le tensioni esplose alla fiera Più libri Più liberi. A Gualtieri viene chiesto del “niet” di Elly Schlein al confronto con Giorgia Meloni: la risposta è diplomatica, ma ferma. «Non è colpa di Elly il mancato confronto», chiarisce il sindaco, che rivendica però la scelta di esserci.
Nel backstage emergono segnali di distensione che raccontano più di mille analisi. Arianna Meloni gli rivolge una battuta sul rispetto delle regole nell’organizzazione dell’evento: «Sindaco, siamo stati bravi? Non è che ci fai chiudere?». I due ridono e si abbracciano. Una normalità che, in un Paese dove la polarizzazione è spesso la regola, suona quasi rivoluzionaria.
Il Modello Roma, nelle intenzioni dei suoi promotori, non è solo un metodo amministrativo ma un tentativo di restituire credibilità a una politica che oggi soffre un pesante deficit di fiducia. Il nuovo rapporto Censis parla chiaro: oltre il 53% degli italiani non crede più nei partiti né nei loro leader. Per Gualtieri, la risposta sta nella concretezza: «Il confronto non è annacquamento, ma un percorso positivo per l’interesse generale». Applausi, ancora una volta.
Resta da capire se questa scena di fine autunno rappresenti un episodio isolato o l’inizio di una fase nuova, capace di contaminare anche il resto del Paese. La Capitale, intanto, sembra voler stare «sulla cresta dell’onda della modernizzazione e non nelle retrovie della storia», come l’ha definita lo stesso sindaco. Il resto dipenderà dalla politica nazionale e dalla tenuta di questo fragile ma promettente equilibrio.