
Grottarossa, 39enne senegalese tenta di aggredire l’ex moglie ma viene ucciso

Un violento omicidio all’alba ha scosso ieri la periferia nord di Roma. È accaduto in largo Sperlonga, zona Grottarossa, lungo la Cassia. La vittima è Mamadou “Momo” Diallo, 39 anni, di origini senegalesi, appena uscito dal carcere. L’uomo, con numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, si è presentato sotto casa della ex moglie, una donna capoverdiana, con cui aveva interrotto la convivenza da tempo. Secondo le testimonianze raccolte, avrebbe tentato con la forza di convincerla a tornare con lui. «Era fuori di sé, ubriaco, la trascinava per strada e lanciava bottiglie di vetro», hanno raccontato alcune amiche della donna agli agenti.
La scena, drammatica e concitata, è avvenuta davanti ai residenti del quartiere. Le urla della donna hanno attirato l’attenzione di Moreno Sousa, 44 anni, capoverdiano e suo connazionale, intervenuto per difenderla. Durante la colluttazione, l’uomo ha estratto un coltello e ha colpito Mamadou con un fendente al collo, recidendogli la giugulare. Il senegalese è crollato a terra, sotto la palina dell’autobus “029”, in una pozza di sangue. I soccorsi del 118 sono stati inutili: la vittima è morta poco dopo l’arrivo all’ospedale San Pietro. L’aggressore si è dato alla fuga, ma è stato rintracciato due ore più tardi in via Carlo Pizio Biroli, con ancora addosso i pantaloni macchiati di sangue. Portato in Questura, ha dichiarato: «La stava maltrattando, ho provato a difenderla. Lui mi ha aggredito, mi sono solo difeso». Gli investigatori della Squadra Mobile, guidata da Roberto Pititto, stanno ora verificando la versione e i rapporti tra l’uomo e la donna.
Sul corpo di Sousa non sono state trovate ecchimosi, così come su quello della ex compagna della vittima, elemento che rende ancora da chiarire la dinamica precisa dei fatti. Gli agenti del Distretto Ponte Milvio stanno acquisendo le immagini delle telecamere comunali installate quindici anni fa proprio per contrastare il degrado della zona, da tempo segnalata dai residenti per episodi di spaccio, risse e violenze.
Gli abitanti del comprensorio descrivono un quartiere in crescente difficoltà. «Un tempo c’erano prostitute e viados, poi sono arrivati i latinos, ora i capoverdiani, che hanno aperto un circolo dove si beve fino all’alba», racconta un residente. «Le cantine e i piani bassi sono stati occupati e sgomberati più volte. Ci vivono famiglie perbene, ma serve un intervento deciso», aggiunge un agente immobiliare della zona.
La zona di Grottarossa è infatti nota alle cronache per episodi di degrado e criminalità diffusa. Lo stesso don Antonio Coluccia, il sacerdote impegnato nella lotta allo spaccio, ha più volte visitato il quartiere per sensibilizzare i giovani. A poche centinaia di metri da lì, in una cosiddetta “casa del crack” di via Vibo Mariano, nel 2021 morì per overdose Maddalena Urbani, la figlia del medico-eroe Carlo Urbani.
Il fermo di Sousa è stato convalidato. Gli inquirenti ora dovranno accertare se si sia trattato di legittima difesa o di un gesto eccessivo compiuto in un contesto di violenza già fuori controllo.