
Grottaferrata, arrestato 40enne pakistano latitante: lavorava in un autolavaggio

Da un anno si era costruito una nuova vita: un appartamento a Grottaferrata, una moglie, due figli da accompagnare a scuola e un impiego regolare in un autolavaggio. Nulla lasciava immaginare che quel 40enne pakistano fosse un latitante ricercato a livello internazionale per concorso in omicidio. Il suo datore di lavoro lo descrive come un dipendente puntuale e serio: «Sembrava una persona come tante, non mi sono fatto domande. Cercava lavoro e io gliel’ho dato».
La svolta è arrivata con un blitz della Guardia di Finanza, che ha agito fingendo un controllo sul lavoro nero. In realtà, i militari avevano ricevuto la segnalazione della presenza dell’uomo e dovevano eseguire un mandato di arresto internazionale. L’uomo ha mantenuto un atteggiamento calmo, convinto che un contratto regolare potesse proteggerlo. Ma è stato immediatamente bloccato e trasferito al carcere di Regina Coeli. Né lui né la moglie, rimasta a casa al momento dell’intervento, hanno pronunciato una parola durante l’arresto.
Il 40enne era ricercato da circa dieci anni, quando prese parte a uno scontro tra bande rivali in Pakistan che costò la vita a un connazionale. Riconosciuto dal fratello della vittima, riuscì a fuggire all’estero prima che la polizia lo fermasse. Trascorse alcuni anni in Germania, dove fu segnalato come soggetto violento e trovato più volte in possesso di armi. Successivamente si trasferì in Italia, convinto di poter vivere nell’anonimato. A Grottaferrata si era inserito senza destare sospetti: lavorava regolarmente, parlava con i colleghi, mostrava le foto dei figli e si intratteneva a raccontare episodi di vita quotidiana. Dietro quell’immagine di padre e lavoratore modello si nascondeva però un latitante con una condanna per tentato omicidio.
Il titolare dell’autolavaggio, rimasto scioccato dall’arresto, lo descrive come un dipendente modello: «Non ha mai approfittato di nulla, un lavoratore preciso e cordiale. Non immaginavo nulla del suo passato». Anche i colleghi, come lui stranieri, hanno assistito increduli alla scena. La cattura chiude un capitolo di latitanza che sembrava essersi trasformato in una vita normale, ma che in realtà nascondeva un passato fatto di violenza e fughe oltre confine.