
Giorgia Meloni stoppa subito Tajani: lo Ius Scholae non s’ha da fare

Una proposta morta sul nascere: è lo Ius Scholae rilanciato da Forza Italia. Prima ancora che potesse nascere un dibattito interno alla maggioranza, il presidente del Consiglio ha chiuso ogni spiraglio: semplicemente, non s’ha da fare. E non si farà. Collegata da Palazzo Chigi con il Forum in masseria di Manduria, Giorgia Meloni ha affrontato una serie di temi centrali per l’agenda politica italiana ed europea. In poco meno di mezz’ora, la premier ha toccato tutti i principali dossier aperti: Ucraina, Green Deal, dazi, riforme costituzionali, migrazione, fino allo scottante tema dello ius scholae, su cui ha marcato una netta distanza da Forza Italia, escludendo ogni apertura.
Meloni è stata chiara sul tema della cittadinanza ai figli di stranieri: «Il centrodestra è composto da forze diverse, con sensibilità diverse. Ma tra gli impegni presi nel programma di governo non c’è la riforma della cittadinanza». Il messaggio è un no secco all’idea proposta con insistenza da Antonio Tajani.
Sul premierato, invece, la leader di Fratelli d’Italia rilancia: «Sarebbe giusto un sistema proporzionale con l’indicazione del premier e un premio di maggioranza». E se il referendum si terrà nella prossima legislatura? «Non si potrà dire che garantisce noi stessi. Se ne discuterà nel merito».
Capitolo migranti: il progetto dei centri in Albania «va avanti nonostante tentativi evidenti di bloccarlo», mentre sul decreto flussi la premier punge le opposizioni: «La sinistra preferisce i porti aperti e l’illegalità agli ingressi regolari perbene».
L’intervento tocca anche il conflitto ucraino, alla vigilia della Ukraine Recovery Conference che si terrà in Italia. «È un fatto importante impegnarsi nella ricostruzione: significa dire che crediamo in un futuro di pace per l’Ucraina», spiega Meloni, che riferisce anche di contatti con Trump e di attesa per «sviluppi positivi» dagli Stati Uniti.
Critica, invece, l’impostazione del Green Deal europeo: «Abbiamo sottolineato più volte la contraddizione tra la volontà di siglare accordi di libero scambio e regole assurde per le nostre aziende». E si appella al buonsenso del Partito Popolare Europeo, con una stoccata al Partito socialista: «Prima o poi ci arriveranno anche loro».
Non manca un riferimento al tax credit per il cinema, innescato dal caso Kauffman: «Sangiuliano ha toccato un nervo scoperto. Quel sistema ha generato vere truffe», dice Meloni, anticipando «correttivi per far lavorare chi merita, e togliere risorse ai soliti noti con le tasche piene e le sale vuote». Infine, un cenno alla riforma della giustizia: «Non metto paletti sulle tempistiche, ma per me è fondamentale realizzarla».