
Giallo di Fregene, adesso è indagato anche il figlio della vittima

Un nuovo colpo di scena nell’inchiesta sull’omicidio di Stefania Camboni, la 58enne trovata senza vita nella sua villetta a Fregene nella notte tra il 4 e il 5 maggio. Dopo l’arresto della nuora Giada Crescenzi, ora anche il figlio Francesco Violoni, 31 anni, è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati. L’uomo, addetto alla sicurezza all’aeroporto di Fiumicino, era al lavoro al momento della consumazione del delitto, ma la Procura di Civitavecchia, che coordina le indagini insieme ai carabinieri di Ostia, sospetta che possa aver avuto un coinvolgimento indiretto o successivo.
«Riteniamo sia un atto prudenziale e dovuto, legato al ritrovamento di nuovi elementi», ha dichiarato l’avvocato della famiglia Camboni, Massimiliano Gabrielli, confermando che l’attenzione degli inquirenti si è riaccesa dopo il recupero di un coltello, guanti e altri oggetti potenzialmente riconducibili all’omicidio.
La sera del delitto, Giada Crescenzi era l’unica persona in casa con la vittima. Lei si professa innocente, ma gli investigatori hanno trovato tracce di sangue di Stefania sulle sue ciabatte e sul pigiama, oltre a residui ematici rimossi da un interruttore nella sua camera da letto. Dettagli che, secondo la Procura, rendono improbabile l’ipotesi di un assassino esterno.
Tuttavia, anche la posizione di Francesco presenta elementi sospetti. Nonostante un alibi confermato dal turno di lavoro, gli inquirenti contestano il comportamento tenuto al rientro a casa: l’uomo, vedendo la madre riversa a terra, non si avvicina al corpo, ma esce per chiamare i carabinieri direttamente in caserma, a pochi passi dall’abitazione. Un’azione definita fredda e inusuale.
Altri sospetti sorgono in merito alla Hyundai Tucson della vittima, ritrovata spostata rispetto alla posizione abituale. Secondo le testimonianze, l’auto era utilizzata solo da Stefania, ma potrebbero esserci tracce e impronte compatibili con Francesco, che ora sarà assistito anche dall’avvocato Alessandra Guarini.
Al momento, Giada Crescenzi resta detenuta nel carcere di Civitavecchia con l’accusa di omicidio volontario, mentre le indagini si concentrano adesso su una possibile messinscena orchestrata a quattro mani. L’iscrizione di Francesco Violoni nel registro degli indagati appare come un atto dovuto ma significativo, in vista dei risultati delle perizie tecniche e biologiche sui materiali sequestrati.
I familiari della vittima, scossi ma decisi a ottenere verità, chiedono che nessun dettaglio venga trascurato. «Vogliamo sapere chi ha tolto la vita a Stefania e perché», è il messaggio che arriva da chi conosceva la donna, vedova di un noto ex calciatore locale, molto stimata a Fregene.
Con ogni probabilità, saranno determinanti i risultati sulle impronte e i residui ematici, così come la comparazione del DNA rinvenuto sugli oggetti sequestrati. Solo allora si potrà delineare con chiarezza il ruolo effettivo di Francesco e stabilire se l’omicidio è stato frutto di un gesto isolato o di una collaborazione più profonda e premeditata.