
Flotilla, per Israele ci sono le prove del finanziamento di Hamas

Nuovo capitolo nello scontro internazionale sulla Global Sumud Flotilla. L’Idf, l’esercito israeliano, ha diffuso documenti che collegherebbero direttamente Hamas al finanziamento della missione diretta a Gaza. Secondo Tel Aviv, due figure sarebbero centrali: Zaher Birawi, giornalista palestinese-britannico, tra i fondatori della Freedom Flotilla International Coalition, e Saif Abu Kashk, membro spagnolo del comitato direttivo della Flotilla e della Pcpa (Conferenza per i palestinesi all’estero), etichettata da Israele nel 2021 come “ramo di Hamas”.
Secondo la ricostruzione israeliana, «la Pcpa funge de facto da ambasciata di Hamas all’estero, mobilitando azioni contro Israele, inclusi cortei violenti e flottiglie provocatorie». Birawi, accusato da anni di legami con il movimento islamista, ha sempre respinto ogni addebito, ottenendo anche un risarcimento in sede legale dopo essere stato erroneamente segnalato in una lista antiterrorismo. Kashk, dal canto suo, viene indicato come proprietario occulto — tramite la società Cyber Neptune — di molte delle imbarcazioni coinvolte. Ma lo stesso attivista ha smentito: «Israele usa la parola Hamas come etichetta onnicomprensiva per screditare chiunque contesti l’assedio a Gaza. Io sono un imprenditore e attivista, non un combattente».
Le accuse hanno subito innescato una dura reazione da parte della Flotilla. La portavoce italiana Maria Elena Delia ha denunciato: «I fogli mostrati da Israele non provano né il finanziamento né il controllo di Hamas sulla Flotilla. Ripetono, piuttosto, uno schema già visto nel 2010 con la Mavi Marmara». Da una delle imbarcazioni è arrivata anche la voce del deputato del Pd Arturo Scotto, che ha definito l’operazione mediatica di Israele «una mera operazione propagandistica che punta a screditare una missione umanitaria. Le persone qui a bordo sono pacifiche e non violente e hanno come unico scopo quello di aprire un corridoio umanitario permanente per Gaza».
Gli attivisti ribadiscono quindi la natura non violenta dell’iniziativa, sottolineando come la Flotilla sia sostenuta da cittadini e organizzazioni di tutto il mondo che rivendicano il diritto al libero passaggio sancito dal diritto internazionale.
Le rivelazioni israeliane hanno acceso anche il dibattito a Roma. La deputata di Fratelli d’Italia Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione, ha parlato di «retroscena inquietante che getta ombre sull’iniziativa», annunciando la presentazione di un’interrogazione parlamentare insieme al presidente Bignami e all’onorevole Filini. «Se questa ipotesi fosse confermata — ha aggiunto Kelany — sarebbe gravissimo e imporrebbe una netta e immediata presa di distanza da parte degli attivisti in buona fede».
Il contrasto politico riflette lo scontro narrativo tra chi ritiene la Flotilla un’operazione di solidarietà umanitaria e chi teme invece un sostegno occulto a gruppi considerati terroristici. In attesa di verifiche indipendenti sui documenti presentati da Israele, resta alta la tensione internazionale intorno a una missione che continua a dividere governi e opinioni pubbliche.