
Flotilla, Crosetto avverte: “Non sfidate il blocco israeliano, rischi drammatici”

Global Sumud Flotilla in alto mare, sia reale che figurato. Reale, perchè è in navigazione nel Mediterraneo verso la costa mediorientale, figurato, perchè a bordo regna l’incertezza completa sul da farsi, tra quelli che vogliono fare una dimostrazione e tornare indietro, quelli che vogliono sfiorare le acque israeliane e dirigersi verso l’Egitto e i “falchi”, che vogliono azzardare il forzamento del blocco israeliano.
Intanto è stato all’insegna di un clima teso ma cordiale, l’incontro avvenuto a Roma in una stazione dei Carabinieri a pochi passi da San Pietro. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ricevuto una delegazione italiana della Global Sumud Flotilla (Gsf). Il governo italiano ha lanciato un avvertimento netto: se la flotta dovesse tentare di forzare il blocco navale israeliano, si esporrebbe a “effetti drammatici” e a rischi “elevati e irrazionali”. La delegazione era guidata dalla portavoce Maria Elena Delia, insieme a Simona Moscarelli e Giorgina Levi. Crosetto ha chiarito: «Parliamo di barche civili che non possono confrontarsi con un dispositivo militare. Ci sono modi più efficaci per aiutare il popolo palestinese».
Il confronto con il governo prosegue mentre la Flotilla si trova a poco più di 300 miglia dalla Striscia di Gaza. Nel frattempo, gli attivisti hanno incontrato i leader delle opposizioni: Riccardo Magi (Più Europa), Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Avs), la segretaria del PD Elly Schlein e il presidente del M5S Giuseppe Conte.
Dalla delegazione è arrivata la conferma che la missione andrà avanti: «La Flotilla prosegue, non ci saranno altre defezioni», hanno dichiarato al termine degli incontri a Roma. L’eurodeputata dem Annalisa Corrado, a bordo della nave Karma, ha ribadito: «Siamo a quattro giorni di navigazione da Gaza». Schlein ha chiesto al governo di «proteggere la Flotilla e proseguire il dialogo con il Patriarcato latino», mentre Conte ha sostenuto la decisione degli attivisti: «Stanno navigando in acque palestinesi, non israeliane».
Dopo una sosta obbligata al largo di Creta, parte dell’equipaggio starebbe valutando un piano B: virare verso l’Egitto, raggiungere il valico di Rafah e consegnare via terra gli aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza. Tuttavia, questo scenario appare complesso, dato che Israele non intende riaprire il valico in pieno conflitto su Gaza City. Però sarebbe meno rischioso per le barche della Flotilla.
Un’altra opzione discussa è l’approdo in Turchia e la successiva rotta verso le coste a Nord di Israele, ipotesi ad altissimo rischio, perché implicherebbe comunque lo scontro diretto con il blocco navale imposto da Tel Aviv. Nonostante gli appelli provenienti da più parti, compreso quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a consegnare gli aiuti a Cipro con il supporto del Patriarcato latino, gli attivisti confermano la navigazione in acque internazionali “nella piena legalità”. C’è poi chi pensa ad una semplice azione dimostrativa, che non metta a repentaglio l’incolumità degli equipaggi.
La vicenda resta aperta e delicata. Il governo italiano ha intensificato i contatti con Israele per garantire l’incolumità dei connazionali a bordo, mentre la Conferenza Episcopale Italiana, guidata dal cardinale Matteo Zuppi, lavora a una mediazione. Anche la Farnesina e Palazzo Chigi sono impegnati in interlocuzioni serrate.
Per il momento, la Flotilla continua il suo viaggio, tra tensioni politiche e speranze di trovare una soluzione che consenta la consegna degli aiuti senza rischiare uno scontro diretto con le forze israeliane.