
La donna era deceduta il 15 gennaio all’ospedale San Camillo, dove era stata trasferita in condizioni gravissime.
Era il 5 gennaio dello scorso anno quando una donna arrivò in condizioni disperate all’ospedale Fatebenefratelli. In fin di vita, venne trasferita all’ospedale San Camillo dove la speranza di salvarle la vita si spense dieci giorni più tardi. Vittima di quello che doveva essere l’amore della sua vita G.C., 33enne romena.
Le violenze nell’appartamento dove viveva anche la figlia minore (di 8 anni), in zona Flaminio. Una morte sospetta quella della donna, che portò gli investigatori della questura di Roma ad indagare sull’accaduto. La polizia ha ricostruito il quadro facendo emergere condizioni di isolamento, soggezione e paura in cui la vittima era costretta a vivere.
Anni di soprusi e vessazioni, con gli investigatori che hanno fatto emergere a carico dell’uomo, un 38enne di origini romene, gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di maltrattamenti contro familiari. Per anni la donna e sua figlia sono state sottoposte a ripetute vessazioni da parte dell’uomo, tradotte poi in violenze fisiche, morali e psicologiche. Gli investigatori hanno ricostruito tutti i precedenti episodi di aggressione fisica subiti dalla donna, i numerosi accessi in pronto soccorso con prognosi anche di svariati giorni, motivati spesso da incidenti domestici e i reiterati interventi delle forze dell’ordine che hanno tentato di capire cosa stesse accadendo in quella famiglia e le motivazioni delle continue ritrattazioni della donna. L’indagato era anche stato colpito, nell’agosto 2020, da un provvedimento di ammonimento per violenza domestica emesso dal questore di Roma.
La donna non poteva coltivare rapporti con la sua famiglia di origine, né con i vicini, né utilizzare social network, così come non poteva gestire le entrate economiche, appannaggio esclusivo del marito. L’indagato, ad un certo punto, aveva anche deciso di allontanare la loro figlia dalle cure della madre per portarla in Romania e affidarla ai nonni paterni, per far sì che la moglie lavorasse quale badante a tempo pieno per ottenere delle entrate ulteriori. Questa decisione, non condivisa dalla donna, ha determinato l’ulteriore imputazione del marito per sottrazione e trattenimento di minore all’estero.
Sono stati gli investigatori della IV sezione della squadra mobile di Roma, coordinata dalla locale procura della Repubblica, ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Roma, nei confronti del 38enne, gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate e di sottrazione e trattenimento di minore all’estero. Notificato il provvedimento l’indagato è stato condotto nel carcere di Frosinone.
Foto Twitter
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