Ex-promessa della Roma rischia 20 anni per sequestro di persona

08/05/2025

Quella che doveva essere una promettente carriera nel mondo del calcio rischia ora di infrangersi contro una richiesta di condanna a 20 anni di reclusione. Il pubblico ministero Mario Palazzi ha formulato la pesante accusa nei confronti di Aboudramane Diaby, 22 anni, ex difensore delle giovanili della Roma, ritenuto responsabile del sequestro di persona a scopo di estorsione. Coinvolto nella vicenda anche Osvaldo Jimenez Gonzalez, 24 anni, amico di Diaby, per il quale sono stati chiesti sei anni di carcere.

La notte del 23 dicembre 2022, Diaby, Jimenez Gonzalez e altre cinque persone fecero irruzione nel sushi bar “Moku” di Ponte Milvio, a Roma, con l’obiettivo di prelevare con la forza Danilo Valeri, un giovane di 22 anni.

Il rapimento lampo scatenò immediatamente l’allerta degli investigatori della squadra mobile. Danilo Valeri è il figlio di Maurizio, soprannominato “il Sorcio”, figura considerata un punto di riferimento per diverse piazze di spaccio nel quartiere San Basilio. Le indagini, protrattesi per mesi e che hanno visto il coinvolgimento anche della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma, hanno condotto gli inquirenti a Diaby e Gimenez.

Secondo la ricostruzione emersa e già contenuta nell’ordinanza del GIP del 7 febbraio 2024, furono loro, insieme ad altri complici, a entrare nel locale esclusivo, a individuare Danilo Valeri, che quella sera si trovava a un tavolo con altri ragazzi. Gli autori del sequestro riuscirono ad eludere i controlli della sicurezza, accerchiarono Valeri e lo portarono via in pochi istanti, minacciando sia un amico della vittima che un addetto alla sicurezza.

Il movente del rapimento, secondo gli investigatori, era di natura estorsiva. Diaby avrebbe preteso da Valeri circa 10 mila euro legati a una presunta compravendita di droga. Durante l’udienza, il PM Palazzi ha sottolineato il clima di omertà e le reticenze che hanno caratterizzato la vicenda.

L’unico a mostrare preoccupazione per l’accaduto fu un amico del sequestrato, che annotò il modello di una delle auto utilizzate per il rapimento, contattò la polizia e informò i genitori di Danilo. Tuttavia, poche ore dopo il sequestro, il padre del ragazzo minimizzò l’accaduto davanti agli agenti. Contrariamente a quanto dichiarato dal padre in questura, l’amico di Danilo aveva precedentemente informato i familiari, i quali avevano manifestato viva apprensione.

Ancora più significativa fu la reazione della vittima stessa. Danilo fece ritorno a casa nel primo pomeriggio del giorno successivo, circa dodici ore dopo il “blitz” al Moku, raccontando di essersi risvegliato in un taxi sotto casa, senza denaro né documenti, con la madre costretta a pagare la corsa. Dichiarò inoltre di non ricordare nulla della sera precedente. Né lui né i suoi genitori denunciarono il sequestro.

Proprio su questo punto si è acceso il confronto tra accusa e difesa. L’avvocato di Diaby ha sostenuto che si sia trattato di un semplice litigio per un debito, risoltosi autonomamente, tanto che la presunta vittima non avrebbe ritenuto necessario sporgere denuncia.

Per il PM Palazzi, al contrario, la vicenda e la totale mancanza di collaborazione da parte della vittima e dei suoi familiari rimandano a dinamiche tipiche della criminalità organizzata, anche alla luce dei precedenti del padre di Danilo Valeri, Maurizio, il quale nel maggio del 2022 si presentò al pronto soccorso con una ferita da arma da fuoco alla gamba, senza fornire alcuna informazione sull’aggressore.

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