
Ergastolo per Campiti, autore della strage del condominio

È arrivata la condanna all’ergastolo per Claudio Campiti, il sessantenne che l’11 dicembre 2022 trasformò un’assemblea condominiale in una scena di guerra urbana. Una domenica mattina qualunque, un bar della periferia nord di Roma si trasformò nella scena di una tragedia: Campiti si presentò armato con una pistola Glock rubata dal poligono di tiro di Tor di Quinto, 170 proiettili, coltelli e pugnali. Aprì il fuoco contro i presenti, accecato da un rancore profondo per questioni condominiali. Uccise quattro donne, ferì altri cinque partecipanti e lasciò un’intera comunità sotto shock.
Il processo, celebrato dalla prima sezione della Corte d’Assise di Roma, ha riconosciuto la premeditazione e i futili motivi alla base della strage. Campiti è stato inoltre condannato per cinque tentati omicidi e per i traumi psicologici subiti dai sopravvissuti. Dovrà restare in isolamento diurno per tre anni. La Corte ha rigettato la richiesta della difesa di dichiarare l’imputato non imputabile per vizio totale o parziale di mente, negando anche ogni attenuante.
Parallelamente, sono stati emessi altri verdetti. L’ex presidente della sezione Tiro a segno nazionale di Roma, Bruno Ardovini, è stato condannato a tre mesi di arresto (pena sospesa) per omessa custodia dell’arma. Tuttavia, i giudici hanno chiesto alla Procura di valutare un’imputazione per omicidio colposo. È stato assolto il dipendente dell’armeria, Giovanni Maturo.
Durante le udienze, in aula è emersa la meticolosità con cui l’imputato aveva pianificato l’attacco. La strage sarebbe stata decisa già all’inizio di novembre, dopo la ricezione della convocazione all’assemblea del consorzio immobiliare Valleverde. Campiti si era procurato l’arma con facilità, approfittando di regolamenti interni obsoleti. “Un regolamento che veniva applicato da trent’anni”, ha sottolineato il pubblico ministero Giovanni Musarò, evidenziando le falle nella sicurezza del poligono.
A testimoniare la volontà omicida, l’abbigliamento da “combattente”, l’arsenale portato con sé e la freddezza nell’agire. Il pm ha parlato di un “piano omicidario organizzato nei dettagli”. In aula è stato mostrato anche un video della strage, che ha lasciato sgomenti familiari e presenti. Le vittime furono Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis. Tutte uccise in pochi minuti, mentre partecipavano a una semplice riunione condominiale.
Nell’udienza finale, Campiti ha rilasciato dichiarazioni spontanee, senza mostrare segni di pentimento. “Non sono contento di stare in carcere, non sono contento delle persone decedute, non sono contento di aver vissuto in un magazzino senza acqua. Mentre gli altri consorziati sono contenti e festeggiano che io sia processato”, ha detto in aula, confermando il tenore delirante che ha contraddistinto le sue dichiarazioni sin dall’inizio.
Il processo si è chiuso, ma lascia aperte molte domande sul controllo delle armi, sulla sicurezza nei poligoni e sulla prevenzione di tragedie simili, figlie spesso di rancori coltivati nel silenzio fino all’esplosione della violenza più brutale.