
Dress code a scuola, il Ministero studia un nuovo Codice etico

Negli istituti italiani cresce il dibattito sul dress code scolastico. Non si tratta solo di regole rivolte agli studenti, ma anche di disposizioni che in alcuni casi vengono estese ai professori. Un principio di “decoro comune” che diversi dirigenti scolastici stanno cercando di applicare, pur in assenza di norme precise. Il tema divide sindacati, presidi e istituzioni, mentre il Ministero dell’Istruzione lavora a un Codice Etico nazionale per chiarire i comportamenti attesi dal corpo docente.
Secondo un sondaggio di Skuola.net, circa 3 studenti su 10 sono soggetti a regolamenti ufficiali sull’abbigliamento, mentre oltre il 50% riceve indicazioni informali. Le restrizioni vanno dai divieti su capi con scritte offensive ai limiti su abiti considerati “da spiaggia”, come ciabatte, canottiere e pantaloncini, fino a look eccessivamente appariscenti, comprese unghie lunghe, capelli e barbe dai colori sgargianti. In alcuni istituti, come accaduto in un liceo di Catania, i divieti hanno riguardato anche i docenti, scatenando forti reazioni.
Per i sindacati, queste disposizioni sono illegittime. Patrizia Basili, dirigente nazionale della Gilda degli Insegnanti, ricorda che né il Contratto collettivo nazionale né il Testo Unico sul Pubblico Impiego stabiliscono regole sull’abbigliamento dei docenti. L’unico riferimento è il Codice di Comportamento del 2013, che prescrive di evitare comportamenti lesivi dell’immagine della Pubblica amministrazione, ma senza menzionare abiti o look. Secondo la Gilda, manca un Consiglio Superiore della Docenza che garantisca l’autonomia professionale degli insegnanti. Le circolari dei presidi, dunque, vengono giudicate come provvedimenti unilaterali e arbitrari, sintomo di un clima talvolta percepito come autoritario nelle scuole.
Sul tema è intervenuta anche Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, che pur riconoscendo la debolezza giuridica delle circolari invita alla prudenza: “Definire queste regole illegittime è eccessivo. Si rischia di cadere in fraintendimenti. Il vero problema è che manca un codice etico chiaro”. Una mancanza che il ministro Giuseppe Valditara intende colmare: il nuovo Codice Etico punterà a restituire “sobrietà e autorevolezza” alla figura del docente, con indicazioni anche sull’uso dei social network. Le scuole potranno inoltre adottare una propria social media policy per tutelare l’immagine dell’istituto. In attesa delle linee guida ufficiali, il messaggio è evidente: da quest’anno non solo gli studenti, ma anche i professori, saranno sotto osservazione.