
Draghi contro Von der Leyen: “Target auto elettriche irrealizzabile”

A un anno dalla presentazione del suo rapporto alla Commissione europea, Mario Draghi è tornato a Bruxelles per lanciare un nuovo allarme sul futuro dell’Unione. L’ex premier italiano ed ex presidente della Bce ha denunciato il rischio di un’Europa lenta, incapace di rispondere alla sfida globale di Stati Uniti e Cina, e ha invocato un cambio di passo deciso.
«L’inazione dell’Ue minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra sovranità», ha dichiarato Draghi davanti a Ursula von der Leyen, evidenziando come, a dodici mesi di distanza, la situazione economica europea sia addirittura peggiorata.
Secondo l’ex premier, solo l’11% delle 383 raccomandazioni contenute nel suo report è stato pienamente attuato. Un dato che testimonia la lentezza del processo decisionale comunitario. Draghi ha accusato i governi di non essere consapevoli della gravità della situazione e di mascherare l’inerzia dietro la complessità delle procedure.
«Continuare come se nulla fosse equivale a rassegnarsi a rimanere indietro», ha ammonito, rilanciando la proposta di debito comune europeo. Con l’emissione di Eurobond, ha spiegato, si potrebbero finanziare progetti strategici in settori ad alta produttività, dove i bilanci nazionali non sono più sufficienti.
Un passaggio cruciale del discorso ha riguardato la transizione verde. Draghi ha chiesto maggiore pragmatismo, criticando l’impianto dell’attuale politica industriale. «Gli obiettivi di decarbonizzazione del 2035 per le auto a emissioni zero poggiano su presupposti che non valgono più», ha sottolineato. Secondo l’ex premier, il traguardo avrebbe dovuto stimolare investimenti nelle colonnine di ricarica, ridurre i prezzi delle auto elettriche e rafforzare le filiere di batterie e semiconduttori. Ma ciò non è avvenuto: il parco auto europeo invecchia, con 250 milioni di veicoli circolanti, e le emissioni sono calate troppo lentamente.
Draghi ha puntato il dito anche contro l’eccesso di regolamentazione in campo digitale. L’AI Act, la legge che disciplina l’intelligenza artificiale, rappresenterebbe secondo lui un ulteriore freno. «L’attuazione della fase sui sistemi ad alto rischio dovrebbe essere sospesa finché non saranno chiari i possibili effetti negativi», ha avvertito.
La proposta va nella direzione di una semplificazione normativa, necessaria per non ostacolare la crescita tecnologica europea. Bruxelles, intanto, lavora a un nuovo “Omnibus” per alleggerire il quadro regolatorio del settore. In conclusione, Draghi ha riconosciuto alcuni progressi – come l’aumento della spesa per la difesa e i progetti sulle materie prime critiche – ma ha ribadito che l’Europa non può permettersi ulteriori ritardi. «Serve un cambio di passo radicale, altrimenti il nostro modello di crescita continuerà a svanire», ha concluso.